John Rutter: Psalmfest

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John Rutter holds a controversial place within religious music: probably he is a spokesperson for the new situation of the Catholic religion created by its Popes, who have stripped themselves of their charisma and have come down among the people to speak the same language of hope and joy of believers. Psalmfest and compositions of David’s psalms reflect the alternative style built by Rutter for choral music: condensed popular motifs in a musical structure that launches flashs of the cantatas of Bach or Schubert’s lieder and of the instrumental outgrowths of the Russian ballet of the early twentieth century, and sends us a joyous spirituality that has its strong point in the deepening of its apparent simplicity.
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Non è difficile pensare quanto sia problematico andare controcorrente negli ambienti accademici, soprattutto quando si tocca il tema della sacralità della composizione: a differenza di quanto si possa pensare il compositore John Rutter (1945), che ha contribuito ad alimentare un filone di musica corale con pieni addensamenti nella pop music, è una persona serissima sia nel suo lavoro che nel pensiero. La rivalutazione presunta della coralità, impostata con elementi a prima vista del tutto estranei alla volontà di costruire un prodotto serio e competente, è un sistema creato negli ultimi quarant’anni quasi alternativo ai canali riconosciuti; nonostante la realtà accademica remi contro questa tipologia di coralità di Rutter, istruita anche su larga scala e non solo su elaborazioni di canti natalizi, non si vede perché bisognerebbe rifiutarla in maniera acritica. Quando nel 1974 Rutter scriveva il suo primo long extended piece, il Gloria per coro, organo ed orchestra (impostasi anche nella versione con brass ensemble), erano gli anni in cui la febbre progressiva inglese mieteva stupore: quasi tutti i musicisti impegnati in quel movimento ebbero folgorazioni dalla musica sacra e dalla coralità, impostando brani che spesso avevano riferimenti diretti alle convenzioni della classica (si pensi, tra i molti, agli inserti corali in Atom Heart Mother dei Pink Floyd e agli esecutori della Philip Jones Brass Ensemble, che di fatto potrebbe costituire un ponte tra Rutter e gli inglesi progressivi avendo setacciati entrambi); sebbene sul Gloria si riconobbero i suoi meriti solo quasi dieci anni dopo, per Rutter si trattò di incarnare il contrario della ricerca progressiva, detronizzando la materia accademica dei cori a favore del contatto con i motivi popolari. Rutter ha fondato il suo successo su una formula semplice, esuberante, fatta di soluzioni accessibili (questo spiega la sua popolarità), che ha affrancato il nuovo corso dei papi del secondo novecento, da Wojtyla all’attuale Francesco, che si sono spogliati della loro aurea presenza carismatica, accettando la sfida comportamentale di scendere in mezzo ai fedeli ed utilizzare i suoi segnali espressivi. Goljov ha fatto cose identiche nel confrontare la coralità moderna con lo spirito populistico del Sudamerica.
Rutter ha affermato che la gioia dev’essere il percorso da seguire nella musica, sebbene dopo Auschwitz sia difficile comprendere qualcos’altro; egli non rinnega le correnti contemporanee della musica, ma piuttosto pensa di porsi come un’alternativa. D’altronde il ritorno di un centro di gravità in favore della coralità infantile e del mottetto a cappella sono elementi di rivalutazione che Rutter ha esacerbato in gran parte della sua produzione, una sostanza concreta che lo ha visto unirsi quasi in simbiosi compenetrativa con il coro dei Cambridge Singers; anche la Naxos ha fatto la sua parte nella celebrazione dell’artista fornendo delle versioni alternative delle sue principali composizioni che probabilmente superano quelle della Collegium, per effetto di una timidissima smorzata dell’enfasi corale che si riscontra invece nelle scelte del gruppo fondato dal compositore.
Psalmfest è la prima registrazione di 9 salmi di Davide composti per coro ed orchestra, che vengono raccolti con organicità assieme ad altri brani religiosi composti più recentemente: Rutter viene eseguito della Royal Philarmonic Orchestra condotta da Andrew Lucas, dal St. Alban Cathedral Choir e le Abbey Girls Choir, due delle aggregazioni più valide d’Inghilterra e più fedeli alle variazioni dello stile corale misto di Rutter: se non fatto prima, avrete la possibilità di fare la conoscenza di Rutter, delle sue aperture melodiche, che sono in grado di vivere di accrescimento, sia per effetto dell’esplosione delle voci sia per la struttura musicale che combina un motivo pop con l’austera forma spirituale delle cantate di Bach o di un lied di Schubert o con le escrescenze delle orchestre nello stile del balletto russo di Tchaikovsky e Stravinsky; è qualcosa di assolutamente umile che conquista col tempo ed invita a scoprire il suo passato compositivo (vi consiglio di andarvi a riascoltare oltre al Gloria, il Magnificat, nonché la splendida Mass of Children) senza pregiudizi, poiché nelle vie spirituali utili per scoprire il divino quella di Rutter è senz’altro una modalità percorribile.