Forze biomeccaniche ed oscure seconde vite

0
451
Una delle strade di sviluppo presentatesi ai musicisti ambient è stata quella di un assorbimento della loro musica nelle realtà discretamente eclettiche delle culture ultime della musica, fondate sul battito campionato; situazione liminale partita a fine secolo scorso, documentò nuove fecondazioni della società musicale, lasciando la porta aperta ad un panorama sonoro percepito come ampliabile e disposto contemporaneamente verso la creatività e il peso della standardizzazione.
La collaborazione tra Steve Roach (l’amante della psico-acustica) e il ventottenne Robert Logan, oltre all’avvento conoscitivo, ha anche un risvolto di qualità: di Roach si conosce tutto, mentre di Logan si deve aggiungere che, in men che non si dica, è riuscito a guadagnare le pagine di The Wire; con 3 albums e parecchia attrezzatura minuta in Eps che vi invito a scoprire, Logan è un musicista di tutto rispetto che mostra una bravura non comune nel saper spingere su tecnologie, tagli e tessiture. La consumazione con le idee di Roach sposa comunque un principio ambiguo, in cui il trasferimento della personalità musicale ha seguito le volontà del blasonato artista americano: i due oggetti del contendere si chiamano Biosonic e  Second Nature e sono manifestazioni di un pensiero musicale più ampio di quello che si potrebbe pretendere da un semplice connubio. Mentre Biosonic ci conduce a quell’arte iperrealista che ha tanto circolato nella sperimentazione elettronica e digitale della catena musicale non accademica, soprattutto a livello di ispirazione, Second Nature è un ritorno al surrealismo più classico del novecento. In Biosonic Logan assume un carattere predominante rispetto a Roach, forzando le distese dei synths con un invitante pool di effetti tecno, concrete music ed elementi da Idm; il disturbo provocato dalle tessiture di Logan è anche la forza innovatrice del progetto. Con titolazione che non si presta ad alcun equivoco, lo scopo ulteriore della musica di Biosonic non è solo quella di incrociare due stili, ma anche di sondare con mezzi attuali l’apoteosi umana dovuta agli effetti biomeccanici: esseri umani dotati di parti multiple, meccaniche che completano quelle di carne, di cui si studiano gli effetti e se ne carpisce il simbolismo. Invero un tema che affascinava già la rappresentazione artistica dei musicisti prog rock, imbevuti di un personale afflato mitologico, e dei registi impegnati nel genere fantascientifico quando alla ribalta della cinematografia mondiale prendeva piede il cinema di Ridley Scott e H.R. Giger, pervaso dalla disciplina degli effetti speciali. Facendo rientrare da un’altra angolazione il tema dell’immaginazione si mettono assieme particelle comuni di pensieri eterogenei e si lavora ad un’ennesimo trait-de-union tra musica, letteratura (si pensi a William Blake e a tanto simbolismo) ed arti visuali. L’operazione di Biosonic è dunque una sferzata nella carriera di Roach, mentre rientra nell’ordinaria amministrazione per Logan; il pericolo incombente di sopraffazione viene però immediatamente confutato in Second Nature, in cui si assiste ad una netta inversione delle parti, se non quasi l’annientamento: soffermandosi sulla capacità di elargire linee sintetiche e di un piano suonato in tendenza microtonale (l’unica concentrazione di Logan), sul delineare un linguaggio consono alla lunga carriera Roach ricaccia in un angolo il suo collaboratore e ritratta l’oscurità con la fantasia usuale dei viaggi neurali, frutto di quei rivolgimenti dell’anima a cui ci siamo abituati. Ma quel “poco” di Logan è un’arricchimento anche per lo “standard” di Roach.
Articolo precedenteJeppe Just Christensen: Songs & Movements
Articolo successivoMediatori e mediazioni di arte contemporanea in casa Setola
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.