Baricentri difficili: news from Setola

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Tornata internazionale di recensioni per Setola di Maiale. Qualche pensiero.

Thollem McDonas/Gino Robair  -Trio Music Minus One (for Pauline Oliveros)-

Secondo cd del duo Thollem McDonas e Gino Robair: stavolta il Trio minus one rivolta la dedica e si inoltra nei meandri dell’improvvisazione elettroacustica omaggiando Pauline Oliveros; la dedica viene esplicata con McDonas ai synths (Multivox MX-30 ed effetti analogici) e pianoforte e con Robair che resta fisso sulle percussioni, armandosi anche di un Blippoo Box. L’impatto elettroacustico è la determinante del lavoro, 3 lunghi brani improvvisati che vogliono proporre un percorso aggiornato rispetto a quanto venne prospettato dalla compositrice americana. La via seguita da McDonas è intrigante e richiede uno sforzo, perché per far rivivere Pauline è necessario iniettare lo spirito della sua sperimentazione in quello che si propone. E allora quell’attività di collaudo rivolta ai suoni, che coinvolse la Oliveros nella prima parte della sua carriera, va canalizzata in qualche modo e l’unico modo intelligente è quello di “piantare” tecniche ed umori nello svolgimento della propria espressione. Le tre tracce qui sortiscono l’effetto voluto, ossia quello di riacciuffare l’enigmatica propensione dei suoni sperimentali della Oliveros, nel bel mezzo di un’improvvisazione che viene gestita secondo criteri che rispondono alla pratica improvvisativa dei loro proprietari; in tal modo, per McDonas e Robair è possibile creare un incredibile e subdolo trait d’union con una Bye bye butterfly della Oliveros, dove McDonas miscela anfratti elettronici con breaks debussiani mentre Robair si adopera su un’ampia gamma di effetti specchio, che vanno da risoluzioni percussive ridondanti ed implacabili, fino alla creazione di suoni casuali, generati dal piccolo Blippoo Box (un generatore automatico di sonorità impostato sulla teoria del caos).
La storia recente dell’improvvisazione elettroacustica passa anche da questi prodotti, che sono considerati uno schiaffo ideologico verso il presunto schiavismo di un certo tipo di elettronica impostata sui laptops.

Thollem McDonas/Michael Bisio   -Lone Pine Road vol. 1-

Se invece si vuole saggiare la capacità pianistica classica di McDonas si può ascoltare Lone Pine Road vol. 1, una registrazione effettuata da McDonas assieme al contrabbassista Michael Bisio nel rinomato studio di Eli Winograd a Kingston. L’impianto di Winograd detta regole molto particolari per il pianoforte, dal momento che si tratta di un piano 9′ Concert Ground Yamaha CFX ricostruito dal restauratore Arlan Harris con materiali di differenti produttori e alcuni accorgimenti su cordiera e meccanica: i martelletti sono Steinway, la tavola armonica è di Ciresa e il legno lì utilizzato è abete rosso delle Alpi italiane, lo stesso utilizzato per i violini Stradivari. La differenza si sente nel timbro che elimina le sfumature, arrotonda il sound e gli dà un’amalgama impossibile da trovare in qualsiasi pianoforte.
La prestazione dei due musicisti è immersiva, quasi un flusso continuo che potrebbe soddisfare le tesi di coloro che vedono nella musica un potere di fusione: la mente ad un certo punto viene abolita per dar spazio ad un entità di suono che non fa altro che regalare un muro compatto e sensitivo del suono. McDonas sonda con vigore questi poteri gestendosi con scale ambigue, mentre Bisio asseconda con muscolarità le tre fasi di sviluppo del pezzo: la prima (fino al 17′ minuto) va al galoppo dopo tre minuti circa, tra volteggi veloci, clusters, serialità e un free di densità armonica accecante; nella seconda (fino al 27′ minuto) Bisio diventa per molto tempo protagonista del pezzo usando l’arco stridulo, mentre il clima serializzato ritorna nella parte finale, atto in cui emerge anche qualche parvenza di calma e classicità.
Yoko Miura  -Finland Concert, “Moony moon”-
Una rappresentazione dei concerti finlandesi della pianista Yoko Miura finisce in “Moony Moon”; l’artista è stata in Finlandia in più riprese, realizzando una proficua collaborazione con Teppo Hauta-aho, un musicista classico interposto nell’improvvisazione e con Janne Tuomi, percussionista dedito alla marimba soprattutto. In Moony Moon ci sono tre brani che gestiscono probabilmente un livello subliminale dell’improvvisazione, un significativo trattamento di una zona nordica dell’espressione: Meteor Shower (solo marimba e pianoforte) “visualizza” planetari ed itinerari molto mobili, con la Miura che dimostra di avere in canna anche intuizioni che la portano lontano dal suo stile lineare e semplificato, che ritorna al suo stato negli altri due brani, pezzi in cui interviene Teppo Hauta-aho, e che delineano il fantomatico scenario di molte delle atmosfere cageane, allorché si segue quello schema che divide l’espressione tra patterns di suoni casuali e pause versatili, portate verso i limiti del silenzio relativo e dei pianissimi; Teppo Hauta-aho lavora sul contrabbasso in Silent Waves, mentre usa il violoncello in A drop of light-revontulet, portando a compimento quel colloquio non convenzionale con gli altri strumentisti, un carico di connubi che rivendicano il linguaggio dell’arte, fatti come sono di intuizioni che funzionano. L’aurora boreale (il revontulet) ottiene una nuova versione: una combinazione di note a cascate sul piano, un suono torbido e ricercato che dà voce a cello e contrabbasso e un percussionismo estraneo al contrasto secco e dialogico, sono le prescrizioni di buon funzionamento.

Okamoto/Pellerin/Sanna   -Ops…!-

Ops…! è il titolo di una performance in studio del trio formato da Eugenio Sanna (chitarra e preparazioni), Guy-Frank Pellerin (sassofoni e gong) e Maresuke Okamoto (violoncello). Tre musicisti con un proprio senso dell’improvvisazione, con il bisogno di unire le loro specifiche visuali: di Sanna e Pellerin vi ho già parlato in passato, mentre del giapponese non mi era mai capitato di commentare un cd con sua partecipazione; Okamoto è una pedina fondamentale dell’improvvisazione libera giapponese, organizzatore della Tokyo Improvisers Orchestra e mediatore tra l’improvvisazione nipponica e la platea europea. Si parla pochissimo della scena improvvisativa giapponese, ma sono certo che quelli che, come me, hanno visto Okamoto esibirsi dal vivo, subirebbero un fascino ulteriore, dettato anche dal potere mistico che trasuda la sua personalità: Okamoto si distingue per il fatto di portare avanti un tipo d’improvvisazione che è, tra le altre cose, sinergica alla pratica buddista, qualcosa che rientra anche nella musica e che dovrebbe essere approfondita alla luce del pragmatismo e delle impostazioni non convenzionali attuate sullo strumento. In Ops…! si tratta di mettere assieme la prospettiva caos (Sanna è un sanissimo discepolo di Bailey), gli orizzonti delle segmentazioni e degli armonici (Pellerin ha dimostrato di avere pochi concorrenti nel proporre ai sassofoni un linguaggio debitamente articolato su questi argomenti) e la baldanza classico-teatrale di Okamoto (che in verità il supporto discografico non rileva). Il raggiungimento dell’obiettivo scopre plurime caratterizzazioni: nelle spezzature a filo dritto dei dialoghi spesso si trovano soluzioni comuni che invece potrebbero appartenere a situazioni del “benessere”; Ops…! è su questo lato che vuole agire, ossia produrre un “testo” musicale che sia “modello” e in questo ci riesce.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.