Tracciare l’esperienza per condividere libere metafore: la musica e lo spoken word poetico di Eliot Cardinaux

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foto tratta da eliotcardinaux.wordpress

 

La mail ricevuta dal pianista Eliot Cardinaux rivelava un’individualità del porsi. Ne sono rimasto attratto subito e dopo aver sentito la sua musica ho cominciato a farmi molte domande. Cardinaux non è solo un pianista che si scopre arrivato dalle parti migliori dell’avanguardia musicale americana, ma è anche un poeta forbito, con un idioma che chiama in causa il meraviglioso conflitto? artistico tra due periodi storici della poesia e della musica (ma ce ne sarebbero anche di pittorici). Quali? Per quanto riguarda la poesia, la presunta contrapposizione sta tra il simbolismo francese e russo (si scorre fino a Mandelstam) e l’approfondimento degli scrittori americani post-guerra impegnati nell’attivismo sociale (si va da quelli di colore come Baraka o meglio James Baldwin, alle diverse sollecitazioni di una Sontag); per ciò che concerne l’aspetto musicale, il collegamento necessario è quello che mette assieme Debussy, il jazz statunitense del primo novecento (armonicamente derivato dagli scostamenti della tonalità francese), la libera espressione comunicata dalla musica contemporanea e dal free jazz attraverso le complicazioni estensive degli strumenti.
Dopo aver registrato American Thicket, suo primo lavoro, totalmente improvvisato con un quartetto comprendente Thomas Morgan, Mat Maneri e Flin Van Hemmen, Cardinaux vuole accelerare il suo mettersi a nudo con il fattivo miglioramento di Sweet beyond witness, un progetto pluridisciplinare al pianoforte e allo spoken word, arricchito anche di una parte video-filmata (vedi qui) e una raccolta di pensieri filosofici e poetici allegati. L’idea di fondo è scaturita dai viaggi che il pianista ha compiuto in Europa con le sensazioni che ne ha ricavato durante le tante visite fatte a monumenti, chiese o anche semplicemente rivolte ad immagini di un posto o di una situazione rimaste impresse nella sua mente, il tutto per la necessità di testimoniare la bellezza: la parte pianistica si dà il cambio con quella poetica ritagliando un senso comune, la necessità di guardare oltre la figura o le immagini impresse sulla retina, servendosi ancora di quel potere che le metafore o le insinuazioni detengono, ma facendo attenzione anche al fatto che alle stesse non gli si debba attribuire valore definitivo. In Sweet beyond witness ritornano ad essere importanti le zone del linguaggio, le oscurità che si trovano sepolte in un’espressione, ma c’è anche la volontà di continuare a proporre un oggetto libero dell’arte, che riesca a superare le insanabili incomprensioni di Mandelstam o Celan. La poesia di Cardinaux si intromette con tono coinciso, intimo e quasi rassegnato su una musica pianistica che ha più balconi su cui affacciarsi (c’è un uso frequente degli interni del pianoforte), ma è nel contempo difficile, meritando più tempo del dovuto per scatenare i suoi significati; un merito che si produce in una misura che forse non è in grado di raggiungere la musica.
In queste note, pizzicamenti di corde, linee poetiche e righe ricomposte, c’è un pensiero ricorrente, quello della odierna significatività dell’arte in generale: il fascino della musica o la forza della poesia sono ancora dei rimedi utili a procurare quella dolcezza del pensiero oltre la testimonianza? Cardinaux ci prova con una bellissima allocazione delle risorse (tra accordi e note che stimolano ricordi e progetti dell’immaginazione rassicuranti) ed un rinnovato simbolismo, quello della poetica dell’avvolgimento: riconoscendo il valore dei prefissi, un foglio di carta contenente un testo ed una musica può essere accartocciato su di una penna, e dare l’impressione di un nuovo punto fisso per la storia e l’estetica [fold, (un)fold, (en)fold].
In tal modo la riabilitazione delle due arti sposa il vero ruolo dell’artista, ossia quello di essere un esecutore delle comprensioni del mondo, sia buone che oscure. E’ un progetto enorme, che Sweet beyond witness realizza con un linguaggio che sta a metà tra il complesso e il sogno, un carico che ha in sé i semi per invitare l’ascoltatore a partecipare al disegno proposto e condividerlo. Dentro ci sono molti dei temi essenziali del nostro tempo.
…and you with a net of sound,
come hear among the Many-Counted, me…
(da Fold)
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.