Ivo Perelman & Arcado String Trio

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Il primo commento utile per valorizzare l’imprevista e piacevolissima sorpresa musicale, che vede il sassofonista Ivo Perelman entrare in contatto con l’Arcado String Trio, è che è necessario aprire un campo di riflessione afferente il pensiero di Deleuze sullo stile e sulle essenze nel settore dell’arte: quando il filosofo francese si occupò di Proust in un saggio che riorganizzava la comprensione del famoso testo Alla ricerca del tempo perduto, egli mise in luce come stili ed essenze fossero punti di vista soggettivi che potevano coesistere e costruire un prodotto in cui potersi muovere, amplificarsi e “risuonare”; in Marcel Proust e i segni, Deleuze dichiara che “…lo stile è essenzialmente metafora. Ma la metafora è essenzialmente metamorfosi; indica come i due oggetti scambiano le loro determinazioni e perfino il nome che li indica, nel nuovo mezzo da cui assumono la qualità comune…” (trad. italiana di Chiara Lusignoli, Einaudi 1967, pag. 48).
Con Deep resonance, Perelman ha soddisfatto un desiderio latente, che è quello di un musicista che prende in grande considerazione il settore degli archi perché lo sente molto vicino a lui: le 4 improvvisazioni delineate in Deep resonance hanno bisogno di una decodificazione dell’atto in modo da scorgere quella metamorfosi e quel “risuonare” che è lo scopo dell’incontro musicale; ma qui risuonare, naturalmente, non ha il significato acustico normalmente attribuito, ma è somma di istinti più o meno volontari dei musicisti. Deep resonance significa liberarsi di qualsiasi apporto tematico ed esprimere con la musica atteggiamenti del momento di cui si conosce certamente il gesto ab origine ma non se ne conosce il senso e la funzionalità fino a quando non si interagisce. I musicisti portano con sé qualità differenti, che poi si incontrano e ritornano a loro con un’aura di rivelazione: inquadrano un mondo di cui si percepisce la vitalità, un mondo complesso ma estremamente affascinante.
In precedenti interventi ho affermato il valore del trio composto da Mark Feldman al violino, Hank Roberts al violoncello e Mark Dresser al contrabbasso, di cui si era persa traccia dopo settembre 1994, mese in cui fu registrato in studio Green Dolphy Suite per Enja R., assieme al francese Trio De Clarinettes; i primi due albums degli Arcado sono materiali indispensabili per comprendere i nuovi impulsi di creatività scaturiti da forme camerali dell’improvvisazione libera. L’accostamento con Perelman permette all’ascoltatore di inoltrarsi in un panorama sonoro insolito, astrattismo che incanta per la sua capacità di mandare fuori fase la memoria convenzionale dell’ascolto e che dimostrava già all’epoca l’esistenza di una zona emotiva speciale attivabile tramite l’atonalità, le tecniche estensive (dai pizzicati ai colpi degli archi) e le risonanze dei materiali. Con Perelman cresce la forza d’urto della musica e aumentano le zone simpatetiche dell’improvvisazione.
Come essere affascinati da questa convergenza? Andate nel mezzo della terza traccia, quando Perelman allunga le note del suo sax e sembra sparire dal contesto, ma solo per il fatto che il timbro del suo strumento si è spaventosamente avvicinato a quello del violoncello; oppure prendete vari segmenti della quarta traccia, dove Perelman si inventa “siparietti” eccezionali, mutazioni che si dipanano intorno ad una magnifica aderenza dei suoni del trio. Mi chiedo chi riesca oggi a fare queste cose!
D’altronde, questi sono i risultati disponibili di 4 eccellenze della free improvisation e in Deep resonance se ne trova una loro pregnante rappresentazione.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.