Japzitaly: I musicisti italiani

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Nonostante l’Italia sia un paese relativamente piccolo, il jazz in Italia ha prodotto una pletora di musicisti jazz, molti dei quali sono ancora in circolazione. La manifestazione di Milano riaprirà attraverso i suoi artisti, una sorta di revival di pensieri, di fatti non ancora archiviati nella memoria, poichè la presenza di taluni musicisti storici del nostro paese riporterà alla memoria quei momenti di assoluta brillantezza che il jazz italiano ha avuto nell’ambito del panorama internazionale: dalle apprezzate case discografiche dedicate al jazz tutte italiane, la Soul Note, la Red Records, Splasch,  Philology, etc. alla valenza artistica di un periodo (quello dei sessanta/settanta) in cui il nostro paese contribuiva in maniera fattiva allo sviluppo culturale della musica.
 
Questi i musicisti, di cui spendo qualche pensiero o informazione:
Andrea Centazzo
percussionista molto apprezzato negli anni sessanta per via dei suoi reiterati tentativi di coniugare l’improvvisazione jazz e l’avanguardia classica post 1950 (specie nel contesto orchestrale) diventò, grazie ai suoi frequenti viaggi in Oriente, un paladino di quella spiritualità percussiva che incrociava i destini dei due continenti. Dopo un periodo di apparente inattività Centazzo è ritornato al jazz con un approccio aderente alle nuove prospettive storiche, che lo coinvolgono in progetti free jazz “atmosferici” o percorsi multimediali, con un’apertura più ampia allo sviluppo della sua figura di compositore oltre che di quella del musicista. Sito di Andrea: (http://www.andreacentazzo.com/)
Guido Mazzon
trombettista, è uno dei maggiori teorici del jazz in Italia: amante del jazz primordiale americano e del cool jazz, degli Art Ensemble of Chicago e del free europeo, è stato uno dei fautori più convinti dell’ improvvisazione jazz dei settanta: è nettamente condivisibile l’affermazione secondo la quale il free europeo (grazie anche alla sua opera) proiettò il nostro paese in una nuova dimensione attinta dalla tradizione classica. E’ in questa affermazione c’è la sua sensibilità unica di musicista  teso a creare un climax massimo in un contesto (quello del free e delle avanguardie) dove era difficile imporlo. Le ultime registrazioni con la Ictus Records, nonchè i progetti con la Ictus Italian Invasion Orchestra dimostrano che Mazzon non ha perso un minimo della sua coerenza artistica.  (http://www.guidomazzon.it/)
Franco D’Andrea
in assoluto è uno dei più completi pianisti di sempre in Italia: dopo aver cominciato a suonare spuntando la partecipazione alla band di Gato Barbieri nel ’64, D’Andrea negli anni settanta si è diviso tra il progetto progressive dei Perigeo (dal ’72 al ’77) e la sua avventura solistica iniziata con il supporto del Modern Art Trio. Con  l’omonimo album per la Red Records, D’Andrea intraprende un percorso di originali, in cui si avverte l’ammirazione verso tutta l’evoluzione jazzistica di quegli anni (dalle angolazioni di Monk alle aperture modali alla Hancock, dall’organo alla Zawinul fino al free jazz più tradizionale). Il passaggio alla Philology è territorio per affrontare una nuova sintesi musicale da interpretazione: D’Andrea diventerà uno di quei pianisti jazz senza tempo che si creano un culto (specie in solitudine) alla maniera di un Martial Solal francese o per rimanere in Italia di un Gaslini. Tra i suoi “solo” merita di essere segnalato il tributo a Napoli che compie un esperimento unico di coniugazione tra Monk, Tristano e la canzone napoletana. (http://francodandrea.com/)
Roberto Ottaviano
Soprano sassofonista e compositore Roberto Ottaviano si è impegnato in progetti piuttosto ambiziosi nel corso degli anni, sempre alla ricerca di un’integrazione del jazz con tutte le possibili diramazioni del patrimonio musicale europeo, La critica ha particolarmente apprezzato i suoi albums tra cui i due “Six Mobiles”, in specie “Items from the Old Earth” che passa in rassegna nel suo filtro antico tutta l’area mediterranea e balcanica e il solo al sax composto in sketches “Otto”. Stilistacamente vicino a Steve Lacy. (http://www.robertoottaviano.com/)
Achille Succi
Sassofonista cresciuto con gli insegnamenti di Liebman, è spesso al fianco dei gruppi di Centazzo e Stowe, ma le sue partecipazioni si estendono a molte presenze discografiche in cds di musicisti americani oltre che italiani, tra cui spiccano quelle con Pierre Dorge e Louis Sclavis. Ha pubblicato come leader “Shiva’s dance” e “Terra” per la Arte Suono. Di stampo boppistico, Achille sembra avere un debole per Eric Dolphy e il suo polistrumentismo. (http://www.myspace.com/achillesucci)
Luca Pissavini
Contrabbassista amante dell’arte pittorica e dell’acusmatica è un colto musicista che divide la sua attività tra il jazz, la musica contemporanea e il teatro. Un curriculum di esperienze già ricco ed un interessante sito tutto da scoprire (http://lucapissavini.com/)
 
I batteristi presenti saranno:
Tullio De Piscopo, percussionista famoso per aver prestato il suo contributo nell’era d’oro di Pino Daniele, quando il napoletano suonava quel blues “partenopeo”, senza troppi annacquamenti pop (“Vai Mo'” e “Bella imbriana”), e a Franco Battiato nell'”Era del cinghiale Bianco” (http://www.tulliodepiscopo.it/)
Tommaso Cappellato, batterista che ha suonato con Don Byron, a cui rimando a questo link per un approfondimento: http://www.jazzitalia.net/artisti/tommasocappellato.asp
Cristiano Vailati, attivo in gruppi di musica jazz, funk e d’avanguardia con una predilizione per le perfomances con danzatori, pittori e poeti.
 
Roberto Masotti, conosciuto per la sua fotografia, si focalizzerà sul suo progetto multimediale “improWYSIWIG”, un tipo di improvvisazione visivo/musicale che trae origine da immagini caricate da computer.
Il direttore artistico dell’evento è Roberto Zorzi, chitarrista e produttore, da sempre vicino all’avanguardia newyorchese downtown con cui  ha avuto collaborazioni discografiche (rimanendo ai chitarristi, Elliot Sharp e Henry Kaiser): Zorzi dovrebbe suonare nell’ultimo set a fianco dei musicisti giapponesi. (http://www.robertozorzi.com/)
 
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Music writer and founder of Percorsi Musicali, a multi-genre magazine focused on contemporary music and improvisation's forms. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.