François Carrier dal vivo a S.Pietroburgo e a Londra

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St Leonard's church, Shoreditch High Street,Source From geograph.org.uk Author Rodney Burton, Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic license.
Come già accennato nel profilo dedicato a François Carrier in occasione di “Entrance 3”, la discografia del sassofonista canadese si sta sviluppando attraverso splendide registrazioni dal vivo che poi vengono catturate per la registrazione su cd. Una vera e propria boccata d’ossigeno per gli appassionati di jazz che possono ancora apprezzare una tipologia di classico free jazz non impantanato nelle acque controverse delle avanguardie. Nel 2012 Carrier ha pubblicato due cds ufficiali: “In motion“, ulteriore spezzone di un concerto registrato in occasione del tour “russo” a S.Pietroburgo con il fidato batterista Michel Lambert e con il pianista Alexey Lapin e “Shore and Ditches” live registrato a Londra nella chiesa (Shoreditch) di  St. Leonard in duo con Lambert, con l’aggiunta episodica del contrabbassista Guillame Viltard (in due composizioni), del flautista Neil Metcalfe e del chitarrista Daniel Thompson (in una composizione). Su questi lavori, quindi, svolgo due brevi considerazioni.

François Carrier – Michel Lambert – Alexey Lapin  “In motion”  – Leo Records
La bellezza del suono del sax di Carrier sta nella sua debordante liricità e il brano d’apertura “This Grand?” ne costituisce subito una dimostrazione: un sax poderoso e nervoso introduce questa improvvisazione coltraniana di circa diciotto minuti in cui questo inizio (efficacemente condiviso da Lambert e Lapin che partono subito a mille) sembra introdurre una narrazione di un posto frequentato, il suo trambusto di vita trasferito nella musica. E, in questa surreale corsa a perdifiato dei tre, che si compone di vari strati di tecniche tendenti all’esplorazione massima nei canoni forniti dagli strumenti, che si scorge il valore elevatissimo dei musicisti che riescono a mantenere con forza e presenza la dinamicità dell’improvvisazione senza far perdere un minimo di tensione al brano. “Is he” per contrasto ha invece una più tranquilla surrealità, dove comunque le evoluzioni dei tre (ciascuno per la sua parte) sono notevoli: Carrier incarna un soggetto instabile ma comunicativo, Lambert costruisce un tessuto soffice per la descrizione e Lapin è inserito in un vortice estatico. Una sorta di dialogo più concretamente jazz si insinua in “All of a sudden” e “About to go” che possiedono un minor impatto; “Love in space” si apre con un fraseggio al sax di Carrier che introduce il buffo ma che poi equamente divide il suo carico umano con un sentimento di risentimento e probabilmente di perdita. E’ quasi superfluo sottolineare che anche in questo lavoro si respira arte allo stato puro.
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 François Carrier, Michel Lambert – Shores and ditches – FMR

Operazione di metamorfosi, François Carrier ha voluto creare in “Shore and ditches” una sorta di collegamento tra bellezza e forza della natura e la sua descrizione musicale; registrato nell’omonima chiesa di Londra situata in maniera prospiciente al mare, “Shores and ditches” è un’ode ai fenomeni naturali formatisi sulla Terra (lava e caldere dei vulcani, rocce riemerse dal mare, spiaggie e fossati, vallate arabiche, etc.) dove il compito del sassofonista è quello di celebrare questi spettacolari eventi senza voler effettuare un’operazione di emulazione, ma mettendosi di fianco ad essi, spiegandone la loro essenza tramite il suo strumento. E il fatto di suonare in una chiesa, direi in tema, fa acquisire al lavoro una luce diversa dai soliti clichè dell’artista canadese, poichè alla fine il disco sembra conquistare un’indubbia spiritualità.
Sostenuto dal solito sviluppo ritmico di Lambert (un sommesso “fuoco” percussivo che costruisce lo sfondo della composizione) Carrier improvvisa ora più sciolto, ora più frammentato, a tratti melodico e intenso, a volte quasi mistico: impossibile preferire un brano in particolare poichè vivono tutti della stessa riflessione intuitiva; ma è doveroso altresì menzionare gli apporti proficui di Viltard al contrabbasso, strettamente imparentati con la free improvisation specie in “Upstream“, l’empatia di gruppo che fuoriesce dalla coordinazione di “Wadi” (dove il flauto decisivo di Metcalfe acquisisce un ruolo di altri tempi) e “Shores and ditches“, che introdotta dalle campane della chiesa, ristabilisce il protagonismo del leader in un brano di circa sette minuti.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.