Argentum et aurum: Musical treasures from the Early Habsburg Renaissance

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Taking as inspiration the long persistence of the influential power of the Habsburgs, the musician and conductor of the Ensemble Leones, Marc Lewon, unfolds the full potential of musical research pertaining to the Germanic lands at the end of the medieval period.
Here the gold and silver presented on the cover do not refer at all to economic ownership, but they are rather representations of musical materials symbolically considered treasures: behind the structures of the songs and musical interludes created by Marc Lewon there is a patient work about the best deployment of those treasures, from a time when the German musical world had remained behind the rest of Europe, but was already building new foundations (lied, folk songs and instrumental songs) to attain a new leadership that would come on several fronts and in its heyday in the Baroque era.
 
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Prendendo come spunto il lungo perdurare dell’influente potere degli Asburgo, il musicista e conduttore dell’Ensemble Leones, Marc Lewon, dispiega tutto il potenziale di ricerca musicale che si affaccia in terra germanica alla fine del periodo medievale. Alle porte della “rinascita” degli strumenti e dei procedimenti musicali, tutto il quattrocento fotografa una situazione di consolidamento, che non può prescindere da quello che si era evoluto in secoli precedenti: il periodo medievale interessato, che va dal 1100 fino agli inizi del 1500 fu musicalmente vissuto all’ombra di una essenziale pianificazione di scopi; da una parte la musica religiosa e dall’altra la profana, con tutto il suo carico di importanza a livello letterario: i trovatori francesi avevano imposto una poesia regionale, che si era amplificata in tutta Europa a macchia d’olio, acquisendo nei vari paesi le sembianze delle proprie lingue d’origine; con un parco strumentale rudimentale, che beneficiò con molta lentezza di miglioramenti ed innovazioni fisiche, i trovatori divennero dei nobili viaggiatori che cantavano di amanti illeciti, di gesta eroiche e personalità politiche che allietavano la fantasia della vita delle corti reali; l’impero germanico, che ebbe dentro di sè anche l’attuale parte austriaca per tutto il periodo medievale, aveva riconosciuto i suoi locali troubadors: li chiamarono Minnesingers quei musicisti secolari che ottennero l’attenzione delle corti tedesche, durando molto più a lungo degli omologhi francesi, poiché mentre i francesi furono costantemente alla ricerca di sviluppi nel campo polifonico, i tedeschi furono restii ad accogliere la polifonia; mentre i francesi sperimentavano a più voci nelle chiese e nelle canzoni profane, i tedeschi avevano quasi paura di addentrarsi nella novità. La polifonia prese piede nelle terre germaniche solo alla fine del periodo medievale grazie anche all’intervento delle corporazioni dei Meistersingers che spinsero su un particolare tipo di monofonia secolare: il tenorlied, un primo tentativo di arricchire le forme addensando una voce in più intorno ad un cantus firmus.
Lewon, che ha già dedicato molto tempo alla riscoperta del patrimonio austriaco del quattrocento, con un’autorevole analisi trasferita anche su supporto discografico, fa emergere con molta sagacia la situazione appena descritta di una fase di transizione della musica germanica, ma che ha anche i suoi pregi: in “Argentum et aurum“, una inedita composizione di Heinrich Isaac, si vuole evidenziare una complessità di temi, sottoponendoli ad un giudizioso riposizionamento storico, sulla base di un’interpretazione che deve necessariamente ricostruire alcune delle fonti più insicure, quelle dei codici e dei manoscritti. L’analisi fa emergere alcune eccellenti figure del medioevo musicale tedesco, da Neidhart (a cui è addirittura ascrivibile uno stile), ad Oswald von Wolkenstain (una spettacolare presa narrativa impensabile per quei tempi), fino a Hermann Edlerawer; molti anonimi firmano le premiére di questo cd, che comunque non sembrano essenziali, mentre il riferimento alla Francia o alle danze italiane è saggiamente molto sporadico nell’economia della raccolta e serve più come funzione per rappresentare le emulazioni intervenute. Anche sulla scelta degli strumenti, Lewon ha dovuto effettuare delle dritte, partendo dall’inserimento della vocalità femminile di fianco a quella maschile per riprodurre monofonie e leggere polifonie (fondamentale è lo slancio di immedesimazione della mezzo-soprano Els Janssens-Vanumuster e del baritono Raitis Grigalis), ampliando la gamma dei prescelti (vielle, viola d’arco, cetra, plectrum lute, flauti traversi, symphonia, cow horn, violino e gamba del primo rinascimento) e assegnando a ciascuno di essi una funzione spesso integrativa del testo cantato, con costruzioni che i manoscritti frammentari non possedevano.
Qui l’argento ed oro presentati in copertina non si riferiscono affatto ad una proprietà economica, ma sono piuttosto rappresentazioni di materiali musicali simbolicamente considerati dei tesori: dietro le strutture dei canti e degli intermezzi musicali creati da Lewon c’è un lavoro paziente e colto sul miglior dispiegamento di quei tesori, in un’epoca in cui il mondo musicale tedesco era rimasto indietro rispetto al resto dell’Europa, ma stava già seminando (lied, folk songs e canzoni strumentali) per ottenere una nuova leadership che arriverà su più fronti e nel suo apice nell’era barocca.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.