Pietro Elia Barcellona suona What remains can seldom be obscured di Michele Selvaggi

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What remains can seldom be obscured, Ackermannshof, Basilea, kind permission.

L’utilizzo dei trasduttori nella composizione musicale impone un nuovo ordine di considerazioni sul tema della ‘vibrazione’. Come già evidenziai in un mio precedente articolo del settembre 2019 e che vi invito a rileggere qui, i trasduttori sono applicazioni che riescono a trasmettere sensazioni fisiche attraverso il canale del nostro profilo corporeo, qualcosa di estremamente differente dalle normali amplificazioni, sulle quali si mantiene sempre un certo distacco. La ‘vibrazione’ viene accolta come un fattore aumentativo, con gli esecutori o i performers che interagiscono con il feedback sonoro che il trasduttore ha creato una volta montato sugli strumenti o gli oggetti (molte volte l’aggeggio è tenuto in mano e il suo feedback nobilitato da una movimentazione applicativa plurima del performer); la vibrazione e la relazione corporale conseguente diventano driver esplorativi di strati di inferenza sonora in grado di mettere in contatto l’esecutore con le zone non udibili degli oggetti

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He studied music, he wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.