The Black Exposition di Simone Santi Gubini, uscito per Neos, raccoglie tre lavori, magnificamente eseguiti dall’Ensemble Musikfabrik, che offrono un bello spaccato del suo linguaggio musicale, così radicale e personale. Una musica che parte dal suono grezzo e spinge la scrittura strumentale all’estremo (ma scrittura sempre determinata, mai affidata all’improvvisazione), non ricercando tecniche particolari, ma giocando sui contrasti, sui limiti di registri e dinamiche, in modo da arroventare la materia e ottenere oggetti sonori dal carattere tattile, capaci di creare all’ascolto un impatto immediato, fisico, anche disturbante, aprendo spazi acustici inaspettati. È una musica di eccessi, materica e monolitica, ma non statica, basata anzi su processi organici, sempre in movimento, caratterizzata da densità e temperature variabili, che contribuiscono a generare continue metamorfosi del suono, percorsi instabili carichi di tensione e forza espressiva. Fonte di ispirazione è spesso