Il concerto per pianoforte nel periodo romantico: dal Decadentismo alla fine dell’Impressionismo.

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Desconhecido - www.collectionscanada.ca Soirée donnée par Éva Gauthier pour l'anniversaire de Maurice Ravel, le 7 mars 1928. Assis au piano : Éva Gauthier et Ravel; debout, à l'extrême droite : George Gershwin

 

Vi ho volutamente lasciato alla fine del 1880 circa nella precedente, prima parte sull’argomento del concerto per pianoforte. Dopo questa data avvengono alcuni cambiamenti. Ma prima di parlarvene, vorrei precisare che l’ondata dei romantico-decadenti non si fermò per nulla e, come già accennato, fu pietra angolare per la preparazione dei musicisti anche fuori dall’Europa: il caso più lampante è quello di MacDowell negli Stati Uniti, primo musicista romantico americano in assoluto, che cominciò a frequentare l’Europa prima di ritornare in patria con la fama dei suoi concerti; l’Hyperion Records ha pubblicato dischi non solo di MacDowell, ma anche di altri compositori ritenuti “minori” quali Huss, Schelling. La verità è che logicamente si stava delineando una nuova generazione di pianisti/compositori che sostituiva quelle precedenti, ma che ne era pienamente in debito per via della formazione musicale ricevuta. Prendendo in considerazione gli avvenimenti dal punto di vista geografico, si nota come gradatamente il concerto per piano (tipica espressione dei romantici) cominciava a suscitare nei gusti del pubblico una specie di deja-vù che era purtroppo inevitabile: l’etichetta inglese segnala e pubblica i concerti per piano di una serie “misconosciuta” di valenti compositori nel periodo che va dal 1880 in poi: si va dalla Francia, con la pubblicazione discografica dei concerti per piano di Massenet e Piernè, al fronte tedesco con un meraviglioso D’Albert, e ottime riscoperte nel lavoro di compositori di alto profilo come Sauer, Brull, Draeseke e Jadahsson; Chopin ha i suoi discepoli in patria (ma solo come nazionalità) che corrispondono ai nomi di Paderewski, Mozkovski e Stojovski, per i balcani viene presentato il concerto per piano dell’ungherese Donhanyi del 1897, mentre per la Russia le sistemazioni discografiche sono rivolte ad Arensky, Bortkievicz e Lyapunov, che rappresentano i nuovi virtuosi. Nella Gran Bretagna, poi, faccio notare come il più famoso musicista inglese, Elgar non avesse mai pubblicato uno (in realtà sembra ce ne sia uno mai completato) di concerti per piano ed orchestra, nonostante la produzione cospicua di lavori orchestrali, ma notevole era la produzione di tanti altri compositori che rinverdivano la tradizione romantica: l’Hyperion, ha colmato tante lacune, portandoci alla scoperta di compositori come Parry, McKenzie, Tovey, Holbrooke, ecc. In Svezia, nasce la seconda ondata di romantici con i concerti per piano di artisti come Sinding, W. Berger, Atterberg;. In Italia non si può dimenticare il lavoro di Busoni, che cercava una reinterpretazione moderna di quello che i suoi maestri gli avevano lasciato come patrimonio artistico: nonostante la “tradizionalità” del suo concerto che si inserisce purtroppo in un momento storico successivo, questo viene filtrato con nuove prospettive diverse da quelle strettamente romantiche, con innovazioni di forma (viene aggiunto un coro nell’ultimo movimento).
La vera “new thing” dell’epoca è rappresentata dall’impressionismo musicale che segue nel pensiero quello pittorico e letterario: dopo aver rifiutato di descrivere l’uomo e il suo stato “interiore”, i nuovi musicisti avevano con il decadentismo iniziato a ripiegarsi dolentemente su sé stessi, con l’impressionismo esorcizzano questa sofferenza decidendo di descrivere l’esterno intorno a loro cercando nella sublimità della musica quel sentimento che i primi romantici ottenevano in altro modo: musicalmente, i toni si fanno più disincantati, sognanti, estatici, anche l’orchestra acquista un peso diverso nell’economia del concerto, perdendo forza sinfonica in favore dell’estetica. Il movimento si sviluppa inizialmente in Francia grazie a Debussy: sebbene il grande compositore francese non abbia mai scritto appositamente un brano etichettabile come concerto per piano ed orchestra, tutta la letteratura classica ormai considera la sua “Faintaise” del 1890 il suo personale contributo al genere ed è sicuramente da questo ascolto che bisogna partire per affrontare criticamente tutto il movimento che avrà propaggini fino almeno al 1940 con un periodo intenso che durerà fino al 1920.
Riprendendo geograficamente il nostro ragionamento, oltre a Debussy in Francia avremo altri grandi rappresentanti della corrente in Ravel e Poulenc. L’impressionismo prende piede soprattutto in Russia che forma una vera e propria nuova scuola di compositori: il genio di Scriabin, Medtner, Glazunov ed uno straordinario Rachmaninov fissano uno nuovo standard a metà strada tra quello debussiano e quello dei loro predecessori in patria (i romantico-decadenti Rubinstein, Tchaikovski, ecc.) aggiungendo al patrimonio della musica classica episodi scintillanti di una ricchezza musicale unica. Questo movimento che farà scuola anche al di fuori dei confini russi subirà una scia qualche decennio dopo con le opere di elevato valore dei cosiddetti “Titani” russi: Shostakovich (nei suoi due meravigliosi concerti), Khachaturian (che introduce in maniera chiarissima elementi di folklore), Kabalevski e Prokofiev: i loro concerti sono oggi saccheggiati dagli artisti che si affacciano sulla scena musicale.
Inoltre, si sottolinea dell’importanza del movimento e della sua evoluzione anche fuori dal continente europeo: in particolare in America, dove Gershwin fonde l’impressionismo europeo con le neonate culture dell’epoca, il jazz in particolare, (solo Hanson riuscirà nel 1948 a pubblicare un ottimo concerto per piano impressionista), e in America Latina, dove il compositore Villa Lobos mette in relazione nei suoi concerti la tradizione impressionistica europea con quella sudamericana.
Decisamente adombrato dalla filosofia di Schoenberg e affini è l’ambiente germanico, sebbene il periodo impressionista è ottimamente rappresentato dalle pubblicazioni Hyperion dei concerti di Marx e Korngold. In Gran Bretagna gli “innovatori” sono Delius, Bowen e Ireland, mentre Respighi è l’unico italiano che si cimenta nell’argomento con uno stile di derivazione russa. E’ in questi anni che si afferma la famosa “scuola spagnola” diventando leader anche nei concerti per piano grazie alle sapienti composizioni di Falla, Turina e Albeniz. Nei paesi scandinavi, non si può dimenticare il bel compromesso stilistico di Alnaes e più tardi l’apporto concertistico di Tveitt dal 1930 al 1960.

La deflagrante introduzione dell’atonalità e delle culture avanguardistiche nella musica classica agli inizi del novecento ha costituito un chiaro deterrente per una continuazione del movimento romantico nelle nuove generazioni e logicamente doveva essere così: tuttavia quello spirito, unico ed inimitabile, rimane ancora oggi, nei compositori moderni: non a caso intorno agli anni ottanta c’è stata una riscoperta dell’epopea romantica con musicisti che rientravano in un filone cosiddetto “new romantic” o “new tonalists”.

Discografia consigliata:

per i concerti romantici pubblicati nell’ultima parte del periodo del decadentismo:
-The Romantic piano concerto vol. 9 – D’Albert
-The Romantic piano concerto vol. 22 – Busoni
-The Romantic piano concerto vol. 25 – MacDowell
per i concerti romantici pubblicati nel periodo dell’Impressionismo (e neoclassicismo):
-The Romantic piano concerto vol. 2 – Medtner
-The Romantic piano concerto vol. 8 – Medtner 1 & Quintet
-The Romantic piano concerto vol. 13 – Glazunov & Goedicke
-The Romantic piano concerto vol. 18 – Marx & Korngold
-The Romantic piano concerto vol. 39 – Delius & Ireland
-The Romantic piano concerto vol. 42 – Alnaes & Sinding
-The Romantic piano concerto vol. 46 – Bowen
Tutti Hyperion, e poi (data di composizione del/dei concerti tra parentesi)
-Debussy, Faintaise tratta da “The Complete works for piano”, Gieseking, Emi 1890
-Ravel, Piano Concertos/Gaspard de la nuit, S. Francois, Emi, 1931
-Poulenc, Piano & Organ Concertos, Dutoit, Decca (tra il ’32 e il ’49)
-Gershwin, Piano Concerto in F, Previn, Philips, 1925
-Hanson, Piano Concerto tratto dal box di Gerard Scharwz, Rosenberg, Delos, 1948
-Rachmaninov, Complete piano concertos, Ashkenazy, Decca, (tra il 1890 e il 1937)
-Scriabin, da Tchaikovski/Scriabin, Piano Concertos, Demidenko, Hyperion, 1896
-Shostakovich, Piano Concertos 1 & 2, C. Ortiz, Emi (1933-1957)
-Kabalewski, Piano Concertos 1 & 3/2 & 4, Stott, Chandos (tra il 1928 e il 1963)
-Khachaturian, Piano Concerto/Gayaneh, etc., Orbelian, Chandos (1936)
-Prokofiev, The five piano concertos, Ashkenazy, London/Decca (tra il 1911 e il 1932)
-Tveitt, Piano Concertos 1 & 5/Piano Concerto 4, Gimse-Sussmann, Naxos (tra il 1930 e il 1960)
-Respighi, Piano Concerto in A minor/Toccata/Fantasia slava, Scherbakov, Naxos (tra il 1902 e il 1928)
-Manuel de Falla: Nights in the Gardens of Spain / Isaac Albeniz: Rapsodia Espanola / Joaquin Turina: Rapsodia Sinfonica – Alicia de Larrocha, Decca (rispettivamente 1907-1887-1931)
-Villa Lobos, 5 Piano Concertos, C. Ortiz, Decca (tra il 1945 e il 1954)
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.