Daniel Barbiero e la sua raccolta di saggi: As Within So Without

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Photo of DB with dancer Uyen Hoang by Rob Cannon/SylviDances

Una domanda che spesso mi faccio è sulla portata dell’arte. Dove può condurmi? Quali informazioni aggiuntive può darmi? Quantunque venga privilegiato il ramo della musica, non si può fare a meno di cercare analogie in un dipinto, in una corrente letteraria, in un testo, una poesia o in altra rappresentazione artistica, poiché si va alla ricerca di conferme del proprio pensiero, allo scopo di consolidare un’idea ed una coscienza, di favorire un’impalcatura cognitiva che sia in grado di coordinarsi con un corretto concetto di emotività. Le indagini di questo tipo diventano il vero tesoro dell’artista, poiché insinuano conoscenze e certezze individuali.
Per Daniel Barbiero questo è successo e il suo libro As Within So Without & Other Writings è una realizzazione esplicita di un’esigenza di scrittura partita da lontano: nato come raccoglitore di venti articoli scritti su Arteidolia, un magazine americano online di alto livello sulle arti, il libro è una suggestiva immersione nelle “libertà” riconosciute dall’autore, vissute sia sull’esperienza diretta di musicista sia come amante dell’arte pittorica e letteraria. Il filo logico che lega queste venti “vignette” pregne di riflessione e saggezza sta nella relazione con la materia, importa un animismo delle cose che non è di natura religiosa ma è l’effetto di una visione del mondo che si è riusciti a percepire. In breve, una trasformazione che non è visibile.
Chi legge queste pagine sa che Daniel, con elegante e puntuale stile, è intervenuto su Percorsi Musicali con una serie di saggi inediti su molti argomenti musicali contemporanei; tuttavia da As Within So Without non dovete aspettarvi solo un saggio di musica quanto piuttosto una ricognizione delle fonti che lo hanno indirizzato alla free improvisation e alle situazioni contemporanee; sulla libera improvvisazione Daniel cerca di presentarci uno status di musicista, uno di quelli coerenti, consapevoli che esiste un periodo formativo in cui si apprendono nozioni, utili per le tecniche e per essere al passo con le novità (Cage e il silenzio, le partiture grafiche, etc.), ma la condizione essenziale dell’improvvisatore è l'”espressione” del momento.
…The key idea here is “expression.” The underlying intuition is that free improvisation doesn’t describe or depict the performer’s state, it expresses that state. What this means is that in creating a free improvisation, we aren’t purporting to depict something as we would in telling a story or describing an event or painting a picture or sculpting a figure. Instead, expression through improvisation is a kind of modeling or simulation rather than a variety of depiction…” (pag. 13).
Barbiero, dunque, sottolinea il valore delle “forme” istantanee che si compongono durante la performance e soprattutto delinea il transfert del musicista, dall’interiore all’emersione. Su questo concetto di “dentro/fuori” si attacca l’interplay (Daniel parla di un corpo sonoro che si muove a favore di una terza persona in una zona inconscia dell’espressione) e il lungo canale delle somiglianze, soprattutto quelle scavate nei movimenti pittorici: è così che con grande cura insinua un collegamento con Breton (nonostante questi odiasse la musica), con le varie fasi del surrealismo, nonché con tanta pittura astratta: c’è un meraviglioso prisma di attinenze che viene evidenziato da Barbiero sulla scorta di tante letture specifiche e procura molto interesse leggere cosa possono centrare i disegni di Barnett Newman o Paul Klee, ciò che sta dietro i dipinti dei metafisici italiani, oppure capire la poetica dell’Immaginary Numbers di Tanguy o delle pietre di Brian Olewnick o ancora, effettuare una disamina sensata sul mito, argomento sempre più centrale per raccogliere informazioni del lontano passato e attualizzarle in termini di comuni intenti.
Come nella dimostrazione di un teorema, Daniel valorizza il lavoro sperimentale di tanta arte del Novecento, facendoci comprendere che esistono situazioni atopiche, residenze enigmatiche a cui la musica, la pittura e l’arte in generale conducono e si scopre, in definitiva, che tutto tende ad una dualità dimensionale universale, come cosmo fisico e cosmo artistico. Gli sforzi di teosofi, surrealisti o astrattisti non sono stati vani: nell’espressione non convenzionale, nella difficile interpretazione delle opere artistiche che non hanno un volto chiaro e definito, nelle situazioni immaginative che ne possono scaturire, si potrebbero trovare ancora nuove fonti di approvvigionamento e principi unificanti. E’ questo il senso della chiaroveggenza di Barbiero, che trapela da ogni pagina del saggio:
…The artist is able to exercise a “Futurist hypersensibility” that operates as a kind of sixth sense, allowing that artist to “see” or sense the vibrations given off by people’s states of mind; these vibrations consequently form the subject matter of the painting…” (pag. 97, nel delineare il pensiero di Boccioni).
Ringrazio di cuore Daniel per avermi compreso nei ringraziamenti del libro. Siamo in sintonia perfetta.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.