Philip Cashian: The house of night

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La correlazione musicale tra Frank Zappa e Igor Stravinsky è stata più volte sottolineata in varie fonti così come è stata segnalata dallo stesso chitarrista: se in prima battuta l’abbinamento può sembrare irregolare e non scontato, dettato da regole formali di natura strettamente musicale, molto più difficile è individuare quel punto di contatto “invisibile” che accomuna i due autori (così come lo è per qualsiasi altro accostamento tra compositori diversi): ebbene, un’approfondito ascolto forse può aiutare al risolvimento del mistero. Qui si tratta di qualcosa che ha a che fare con le teorie dell’assurdità: sebbene con modalità espressive diverse, il punto profondo di condensazione e di unione riguarda la nefandezza della situazione umana, la mancanza di risposte, il fatto che il suo divenire o il suo scalpitare è situazione oggettivamente non identificabile, nemmeno nella mente dell’uomo più razionale che si possa incontrare. L’utilizzo di trame incrociate tra il senso del definito (la tonalità) e l’incerto (l’atonalità e in generale la mancanza di gravità) è stato un reiterato motivo di definizione di quello che sta tra il pieno compimento dell’indole umana e quella irreprensibile voglia di rappresentare una realtà sotto vuoto, alla fin fine spoglia e caduca tanto da far paura: entrambi i compositori furono in possesso di eclettici ed originali impianti ritmici ma esorcizzarono quel difetto evidente della vicenda umana con modulazioni musicali diverse: Stravinsky si rifugiava in un iconoclasta spirito sovversivo, Zappa li metteva a nudo con la derisione.
Il compositore inglese Philip Cashian (1963), attualmente direttore della composizione alla Royal Academy of Music di Londra, incarna un aggiornamento del tema in una veste semplicemente post-moderna: lo spirito ritmico di Stravinsky e Zappa si affianca alla citazione sinfonica di un Sibelius o ad un pianoforte obliquo alla Ives (tutte influenze che Cashian ha apertamente ammesso), ma si tratta di ripercorrere quegli aspetti che devono rendere espliciti pensieri e sentimenti: l’addomesticata visione seriale che si impossessa della partitura di base è l’asse di partenza per giungere a quell’arte di sovrapporre gli echi del passato e cercare nella sprezzante creatività dello spartito gli insegnamenti primordiali di Webern.
In “The house of night” (seconda compilazione della Nmc R. strettamente dedicata a Cashian, dopo il consigliatissimo “Dark Inventions“) l’ascolto svela questi ingredienti, fissa riposizionamenti su temi oramai dichiaratamente saccheggiati dalla storia; ma scorge una maniera efficace per rivitalizzare un canovaccio che, in mancanza di un fine ben preciso, sarebbe solo teso a fornire preziosi, appartenenti però a fonti ampiamente riconoscibili. La differenza reale che sta Cashian e un qualsiasi compositore analogicamente rapportato alla sua musica è che Cashian ha la capacità di economizzare gli spazi, di costruire sapientemente un’immagine tangibile e non retorica, grazie a quelle facoltà non comuni di saper mettere assieme tutti gli elementi e soprattutto galvanizzarli.
In questo modo qualsiasi combinazione sonora può farci fare molta strada.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.