Ragioni e sentimenti nelle musiche europee del novecento: il libro di Renzo Cresti

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Aaron Copland with Carlos Chávez, Artur Rubinstein, Igor Stravinsky and Claire Booth Luce, 1950, Eisenstadt, Alfred (creator), create Source Library of Congress, publica domain
Era il 1983 quando Armando Gentilucci scriveva la “Guida all’ascolto della musica contemporanea“, una raccolta di annotazioni critiche in un settore della musica che soffriva pubblicazioni ufficiali di un certo tipo, che non fossero contributi o saggi di breve portata. Accanto ai compositori italiani (Gentilucci era un valente rappresentante della nostrana composizione) gravitava intorno anche una musicologia intraprendente e spesso fuori dagli schemi, tale da rivestire un punto di forza e di riferimento per i compositori stessi: Mila, Rognoni, Bortolotto (purtroppo recentemente scomparso) erano un vitale serbatoio di confronto per tutte le opere dei compositori e costituivano, per via delle lore competenze, un serio viatico per una corretta interpretazione e divulgazione dei loro lavori.
Tra coloro che hanno raccolto questa valente eredità si colloca la figura di Renzo Cresti, musicologo e docente di Storia della Musica al Conservatorio di Lucca, che può vantarsi di avere avuto la possibilità (e la fortuna) di conoscere alcuni dei migliori attori della composizione italiana. Dopo molti contributi specifici su autori o fatti del Novecento, Cresti ha voluto compiere l’impresa titanica di pubblicare un volume sulla musica europea del Novecento, un tomo di circa 700 pagine per la LIM editrice, che ha già ottenuto una seconda ristampa: in un percorso obiettivamente selezionato di uomini e posti geografici, Ragioni e sentimenti nelle musiche europee dall’inizio del Novecento a oggi è un enciclopedico trattato sulla musica classica del Novecento, in cui la titolazione non è un ritrovato casuale, ma suggerisce proprio il taglio che Cresti ha voluto imprimere alla sua opera. Se si parte da un corretto concetto di “emotività” della musica, vista nelle sue plurime manifestazioni, allora è gioco forza arrivare ad una più probante nozione di “sentimento” accordata ad essa, accompagnato dalle qualità della razionalità: Cresti, finalmente, fissa ciò che in estetica è controverso e taglia la storia della musica in base a delle semplici ed empiriche caratteristiche dell’ascolto musicale. Pur abbracciando solo la musica europea, Cresti ne affronta la sua totalità, fornendo tutto ciò che serve per l’iniziale approccio ai fatti storici, ma soprattutto all’incontestabile regolazione della fisionomia dei compositori citati, canalizzando quel cambiamento propulsivo della critica del dopo guerra, divisa tra contemporaneo e post-moderno, succursali necessarie di molta musica del Novecento, spesso accantonate per ignoranza o snobbismo. Fare oggi un resoconto esatto per uno storico della musica significa evidenziare un giusto collegamento con le tendenze passate e provare a dimostrare che le fratture o le consequenzialità non sono tutte dello stesso livello, ma è necessario uno screening di valutazione, rivalutando certi temi e compositori e abbassando il rating ad altri più blasonati, soprattutto in un periodo di inflazione di quantità di generi e di attori, come quello attraversato dal secondo Novecento (e che si continua ad espandere oggi).
La maggior parte dei libri di storia della musica sono avari di informazioni di un certo tipo, incomprensibilmente votati a rimarcare solo la musica dell’asse tedesco-francese-italiano e mancanti di un vero contributo critico-estetico: la velocizzazione delle tendenze e dei generi musicali cominciata alla fine del Novecento ha poi messo in crisi gli stessi operatori, che ad un certo punto si son dovuti abituare alla specializzazione. Ma resta un corpo musicale critico che va segnalato correttamente, che è proprio quello che Ragioni e sentimenti vuole fare e lo fa, con elementi nuovi:
a) sfata il mito della dimenticanza geografica: nessun testo storico in Italia ha mai preso in considerazione un allargamento dell’ampiezza della composizione in tutta Europa, lasciando da parte considerazioni fondamentali sui paesi russi o di estrazione filo-russa, su quelli dell’Est europeo, nonchè quelli nordici. Con una trattazione degli argomenti impostata per paese di riferimento, Cresti ha preso al balzo l’osservazione che feci in uno dei miei primi articoli di Percorsi Musicali, quando evidenziai quella mancanza soprattutto con riferimento al mondo nordico recente, sottoponendo ai lettori un lungo excursus di compositori di grandi qualità, più o meno conosciuti: qui ringrazio pubblicamente Cresti per aver compreso e richiamato il mio articolo nel suo libro, nelle note della sua analisi.
b) analizza al microscopio la composizione italiana: oltre a setacciare a tappeto l’intera Europa compositiva, Cresti istruisce una vera e propria lente d’ingrandimento sulla composizione italiana, di cui fornisce un’accurata versione, listando schede biografiche di una marea di compositori nostrani (anche ritenuti minori), di cui se ne è perso il ricordo umano e musicale: purtroppo, la composizione classica è da sempre afflitta dalla carenza di registrazioni per i personaggi meno conosciuti, e quindi gran parte del patrimonio evidenziato da Cresti resta nebuloso come una leggenda. In ogni caso ritorna in auge il gran lavoro che Renzo ha compiuto per la sua Enciclopedia Italiana dei compositori contemporanei, un lavoro unico ed essenziale per le ricerche degli studiosi e più in generale per tutti coloro che vogliono approfondire la composizione contemporanea italiana.
c) spende il suo alto valore programmatico: nelle attuali pubblicazioni dedicate alla musica del Novecento e più in generale alla musica contemporanea, Ragioni e sentimenti può benissimo stare accanto a volumi spettacolari come Cinquante ans de modernitè musicale di Deliège, in funzione propedeutica. Pur non avendo la velleità specifica di attuare percorsi estetici (impossibili da sistemare in un volume già mastodontico ma che peraltro traspaiono in molti passaggi), Ragioni e sentimenti fornisce la consapevolezza storica di tutti i movimenti intellettuali della musica del Novecento e di tutti i principali compositori ed innovatori che hanno attraversato questo splendente periodo di rinnovamento della cultura: dalla dodecafonia di Schoenberg allo strutturalismo, dalla musica di Debussy al concretismo francese, dal jazz europeo fino ad arrivare allo spettralismo e alla complessità.
Ragioni e sentimenti si ferma ai compositori nati intorno al 1950, poiché Cresti ha già in canna un altro volume, da pubblicare nel 2019, come continuazione della sua attuale testimonianza. Siamo tutti in attesa.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.