Lisa Streich: Augenlider

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Nella lingua svedese la parola älv serba in sé una serie di significati che sono in grado di costruire una semantica perfettamente specchiata in una memoria operativa dell’immaginazione: con essa posso indicare ciò che è amabile, prezioso, tendenzialmente piccolo in senso figurativo, che rileva un sottosuolo o acqua che scorre al di sotto, può affiancarsi al suffisso di fiume, fino ad arrivare a tradurre ciò che normalmente inquadra il minuscolo dato da elfi o folletti. Questa premessa è di un’utilità straordinaria per introdursi nel mondo musicale creato dalla compositrice svedese Lisa Streich (1985) ed ottenere le prime informazioni dal cd appena pubblicato su Kairos, intitolato Augenlider, frutto del premio vinto attraverso la Ernst Von Siemens Musikstiftung: particolarmente apprezzata negli ambienti contemporanei nonostante la giovane età, la Streich è un esempio di come l’ispirazione possa trovare stimoli efficienti nell’incontro tra stile di vita, pensiero poetico ed approfondimento artistico su basi che si riconducono comunque alla pratica musicale contemporanea.

Per quanto riguarda il lifestyle basterebbe guardare il breve filmato su youtube che la ritrae nella sua residenza a Gotland, un casetta in riva al mare che si affaccia sul Baltico, scenografia di vita condivisa con la sua famiglia e con tutto l’occorrente per conciliare la vocazione compositiva: non solo affetti e spiccato senso relazionale della natura, ma anche una personale locazione per costruire preparazioni sugli strumenti; Lisa ha lavorato su piano, violino o violoncello con applicazioni “motorizzate”, dei marchingegni a forma di gomitoli che piazzati su punti nevralgici degli strumenti sono in grado di fornire movimentazione continua allo sviluppo sonoro: tastiere, arco o pizzicati convivono con queste girandole fornendo una dimensione subdola sonora del tutto speciale, vere e proprie isole di una surreale capacità di esposizione, che può essere visualizzata anche sulle partiture, le quali, tra legati e segnali esecutivi riduttivi, sembrano tendere al microscopico.

Quanto al pensiero poetico, Augenlider esplicita la vicinanza della compositrice allo scrittore Hartmut Lange, con una sezione tratta dal Das Haus in der Dorotheenstraße, in cui il narratore resta folgorato dal suono di una violoncellista che in realtà è inesistente. Di Lange, dunque, viene accolto l’aspetto narrativo e non drammaturgico, che iconograficamente rimanda a Il cavaliere Gluck di ETA Hoffman e a Santa Cecilia o potenza della musica di Heinrich von Kleist: direi che il riferimento classico-letterario si ritrova in qualche modo nella musica della Streich sotto forma di sketches sonori: può essere un lieve tiro dell’arco o una melodia inserita nel contesto estensivo.

Streich è nata anche come organista, ma con una flessibilità del sentire religioso fuori dalla misura classica: è una dimensione vicina ai tempi moderni, in grado di far emergere spettri contrastivi, in verità il suo modo distintivo del comporre: da una parte c’è la potenza del “sottosuolo”, la voglia di far suonare qualsiasi elemento della Terra, anche quelli che si ascoltano fiochi, dall’altra un rinforzo timbrico, incredibilmente trovato sugli strumenti o nelle voci, che vuol essere un’esplicazione delle insidie che si nascondono nella vita, a cui improvvisamente ci potremmo trovare davanti.

Augenlider sottolinea, perciò, le potenzialità esplosive di Lisa, a livello monografico: più di Pietà (monografia per la Wergo pubblicata a metà 2018 con altre composizioni), qui si conoscono per intero tutte le caratteristiche della sua scrittura: le “motorizzazioni” che accompagnano Sai ballare? e Zucker (rispettivamente per elementi dell’Ensemble Musikfabrik e Ensemble Mosaik), l’incredibile ambiente sonoro creato su Augenlider, dove una chitarra preparata e tenue nel suo incedere (Laura Snowden) si scontra con rafforzamenti incredibili di parti della Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino (a metà pezzo, archi e fiati si intonano su registri altissimi e dinamicità massima, tanto da farmi pensare alle sirene di Ulisse), la perfomance tratta dall’installazione che si riconduce al “filo” delicato che fa girare la bellezza di Edward de Vere (composizione per quartetto di percussioni affidata all’Ensemble Links). Le esecuzioni e registrazioni sono eccellenti, con un perfetto lavoro di produzione quanto alla calibratura delle dinamiche dei suoni.

Questa compositrice, divisa tra Svezia e Germania, ci regala grandi esempi per la corretta interpretazione della musica del futuro.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.