Ripasso eterogeneo

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Riflessioni su recenti novità discografiche di Setola di Maiale:
-Davide Rossato, Essenziale
-Philip Corner & Julie’s Haircut, Follow Fluxus
-Marco Colonna & Enzo Rocco, Nine improvisations for sopranino and guitar
-Giuseppe Giuliano plays Piano Works for Maderna (compositori Paradiso, Rojac, Costantini, De Sanctis De Benedictis, Danieli, Schiaffini, Giuliano)
-Tiziano Milani, Shelter for Soul
-Tabula Arsa Ensemble, omonimo
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Nonostante i tentativi di insabbiare qualsiasi ipotesi di cambiamento nella libera improvvisazione, c’è un indirizzo “naturalistico” che ha preso piede da circa un ventennio; improvvisazione pensata e distribuita sullo strumento che si concentra con creazioni singolari sull’eccezionale virtù della natura, oggi più che mai messa in crisi dalle azioni umane. Non è un caso che gli improvvisatori più oltranzisti abbiano a cuore le sorti del legno di un contrabbasso o della membrana di un tamburo, tra musicista e strumento si insinua un collegamento che resta in piedi grazie ai suoni e ad un contenuto simbolico del pensiero.
Nell’Essenziale di Davide Rossato questo connubio risalta benissimo se abbiamo orecchi e cervello sufficientemente sviluppati per cogliere i riflessi interiori: percussioni che scandiscono un tempo e sposano le idee del Il Silenzio di Erling Kagge, esploratore e scrittore norvegese che ha testimoniato il valore di “chiudere fuori il mondo” in qualsiasi situazione di vita. Rossato proietta l’ombra di Kagge sulla sua musica, fa decantare i tamburi, muove i telai, ricava suoni flautati o risonanze chiarissime dai metalli, lavora in sostanza su oggetti percussivi solenni e comunicativi, intelaiando la parte musicale con una recitata, brevi sprazzi poetici che si riconducono ad adattamenti di passi del testo di Kagge; Battito significa entrare in grande tunnel, Rito è celebrazione viva, gioia della simbiosi, mentre Essenziale indica un percorso con variazioni, quasi danza, clashes e preparazioni, con richiesta di attenzione minuta.
Rossato vi introduce in un modello di pensiero, quello di un ascolto “ingrandito” in una zona di silenzio poiché, come ci ha insegnato Cage, non esiste un silenzio assoluto anche a volerlo costruire perfettamente: quando “chiudiamo fuori il mondo” (dovunque ci troviamo) la riflessione viaggia intorno a questi suoni che ci appaiono auralmente, come se fossimo in un’altra dimensione (la Abramovic parlava di valanga nel cervello) ed incredibilmente scopriamo impensabili vicinanze con il mondo naturale dopo aver introitato un benessere insperato.

Setola di Maiale è una delle etichette che segue con più interesse un compositore come Philip Corner, grazie anche alla sua residenza italiana. Stavolta viene coperta l’esibizione di Follow Fluxus, uno spettacolo organizzato a Reggio Emilia nel settembre del 2012 con il gruppo rock italiano dei Julie’s Haircut (vedi qui un brevissimo estratto), estensione all’aperto di una mostra sul movimento Fluxus tenutasi a Palazzo Magnani. Per l’occasione Corner ha fatto refluire i principi del Popular Entertainments, ossia quelle aderenze sperimentali applicate alla musica popolare che prevedono autenticità dei linguaggi, l’introduzione di una progressività degli interventi musicali in grado di coinvolgere tutti i musicisti e generare livelli di dispersione nello spazio e nel pubblico che ascolta. I Julie’s Haircut, aumentati della vocalist Simona Borrillo e la violoncellista Deborah Walker, hanno da parte loro propensioni garage o psichedeliche nel loro rock, perciò i popular entartainments di Corner si dirigono in questa sfera perfettamente integrati nelle sue idee, musica come materia prima e motore, come sorgente energetica evolutiva, vissuta nel parossismo sonoro e nell’entusiasmo, nelle sovrapposizioni annichilite o chiassose dotate di però di un’irrequietezza contagiosa.
Follow Fluxus gode di una situazione portata agli estremi, da una parte una Introduction in bilico tra impulsi elettrici differenziati, strumenti accennati e pause silenziate in un range di 24 minuti, dall’altra la massa creata in My Favorite Tune, un muro del suono in grado di generare un vibrante segnale di arrotolamento del mondo, che vede Corner partecipare all’esperimento nascosto sul palco da una grossa palla semi-trasparente; il rock è dunque sviscerato nei suoi aspetti estremi, riordinato sull’apertura allo spazio sonoro e all’espressione dei volumi: Rock – A Near Elemental monta costruzioni psichedeliche alla Velvet Underground mentre dà spazio alla conoscenza degli artisti ma finisce in qualcosa che potrebbe appartenere forse ai Suicide. Ma ciò che va compreso è il contesto: gli ambienti acustici non si predeterminano, si creano in tempo reale con le loro specificità o deformazioni, sono accumulazioni di senso sovraordinato all’inafferrabile presenza dell’attimo performativo, quelle che Corner chiamava “universo di varietà”.

Operazione timbricamente difficile da implementare quella dell’incrocio tra sax sopranino e chitarra elettrica posta in essere da Marco Colonna ed Enzo Rocco in Nine improvisations for sopranino and guitar: la libera improvvisazione informata al dialogo tra i musicisti non viaggia certo sui binari della tonalità o della garanzia offerta da toni o accordi armonici che producono consonanze tra i due strumenti. E’ dunque necessario immaginare gli strumenti in altro modo, come portatori di una relazione: nel caso di Colonna e Rocco è molto probabile che ci sia un’introspezione di fondo che regola anche il modo di discutere musicalmente degli argomenti. Se è vero che il sopranino fonda le sue evoluzioni sui registri alti mentre la chitarra elettrica ha modo di spaziare in una magnetica vibrazione, è anche vero che i musicisti hanno un potere espressivo specifico, dovendole farle “parlare” e non c’è dubbio che quel potere qui venga fuori intatto come il rapporto fra due convinti agitatori di connessioni, dove l’uno si preoccupa di “versare” sostanza su registri squillanti mentre l’altro è perfetto nella capacità di “inghiottire” la parte e rilanciare su un timbro amorfo. Un pezzo come Alti e Bassi può essere probante in tal senso, rivendicando un approccio non usuale dal lato della tecnica estensiva in un campo d’azione consolidato.
In Nine improvisations for sopranino and guitar si riacutizzano perciò gli insegnamenti di Evan Parker o di Derek Bailey, per qualcosa che può attivare nuovi spazi di adattamento per strumenti così lontani caratterialmente, non solo creazioni conosciute (le ombrature di Shaded o gli sfasamenti di Ridondanze), ma anche attinenze spostate sul versante delle velocità d’esecuzione e dei generi (le accelerazioni di Rocco in Minimale o di Colonna in 132 bpm ma anche Bianchi e Neri, che teorizza su un political blues soggiacente ma non perfettamente evidente).

Lo scorso anno si è celebrato il centenario della nascita del compositore Bruno Maderna. A Tor Vergata è stato prodotto un omaggio alla sua figura musicale grazie al pianista Giuseppe Giuliano che ha chiesto ad alcuni compositori di comporre nuovi pezzi per l’occasione, con registrazioni completate nel 2021 e finalmente raccolte su questo cd dell’etichetta di Giust. Giuliano ha ritenuto di privilegiare quella parte di Maderna vicina alla partitura grafica, all’alea o all’elettronica, tenendo ben in mente la qualità della libertà interpretativa che il compositore donava nei disegni di Serenata per un Satellite o di Ausstrahlung, così come la fornitura di nuovi stimoli nel saggiare la storicità di un pezzo come Musica per due dimensioni. E’ vero che è passato del tempo da quegli episodi ma non si riesce a dimenticare mai la loro genialità, soprattutto perché ogni esecuzione ha la sua storia. C’è un nesso tra alea ed improvvisazione libera e Giuliano opta per quei compositori che possono creare legami elastici con la composizione.
Si comincia subito con Improvvisazione 100 sismografie per Bruno di Francesco Maria Paradiso, una composizione basata su una partitura grafica molto intuitiva, con dinamiche rapide e veloci e qualche momento di pausa: Giuliano ha avvertito una forte linea comunicativa nel pezzo di Paradiso, che ad un certo punto accoglie anche degli estratti della Composizione n. 2 di Maderna e dichiara che “…nessun segno è inutile, ma tutti sono estremamente efficaci e coesi nel rappresentare il mondo sonoro immaginato…“.
Particolarmente attraente è Archeotopie di Corrado Rojac: qui la rappresentazioni di possibili archetipi sono la conseguenza di una riflessione sulle scoperte di Jung; i movimenti prevedono visuali di una vergine, dell’Achille della mitologia greca, del medico alchemico Paracelso (il paradigma del rinnovamento della medicina), della crocifissione e persino il topolino del fumetto (probabilmente per l’archetipo dell’innocenza); in un invisibile rapporto tra composizione e improvvisazione a Giuliano viene chiesto di interpretare ed improvvisare su questi archetipi facendo leva sulla propria “energia psichica” e il pianista lo fa benissimo lavorando su zone del piano (tastiera o interne).
Maderna è un’ombra sempre presente: elementi di Pièce pour Ivry ricorrono nella composizione di Piéce pour Bruno di De Sanctis De Benedictis, l’influenza di Serenata n. 2 attrae Tema per improvvisazione di Irlando Danieli e Serenata per un satellite guida l’improvvisazione con modificazioni elettroniche di Giancarlo Schiaffini di Omaggio a Bruno Maderna; il finale è scintillante, scritto e suonato tutto da Giuliano, che in Encolpius at the Blue Inn until sunrise si appropria dell’idea del Satyricon di Petronio (Maderna l’aveva affrontato con un’opera specifica) dandone una differente lettura, forse quanto resta dopo il sarcasmo e l’irrequietezza, evidenziandola con plurime aperture armoniche jazz.
Uno dei best di Setola!!

Shelter for Soul di Tiziano Milani rischia di diventare un tributo a Samuel Mockbee, l’architetto americano che impegnò praticamente le sue conoscenze per costruire edifici in favore dei più bisognosi. Una delle principali massime di Mockbee era che “…everyone, rich or poor, deserves a shelter for the soul…“, indicando con ciò il fatto che l’architetto completo è quello che guarda ai valori sociali degli uomini, che non si occupa solo di sviluppare l’immaginazione e la tecnica. Come sviluppare questi concetti adeguatamente nell’ambient music? Di Milani ho coperto pressoché ogni pubblicazione discografica, mettendo sempre in evidenza la qualità degli interventi, pian piano assestati sulla diffusione di una calda elettronica minuziosamente elaborata con droni non scontati, con dettagli ricercati e una drammaturgia ben precisa; in breve Milani è diventato una risorsa dell’elettronica leggera con uno spessore identico a quello di blasonati musicisti operanti all’estero (mi sentirei di dire un Loscil italiano).
Nei quattro movimenti di Shelter for Soul ciò che va ricreato è l’atto costruttivo e finanche le plurime manifestazioni di ciò che può accadere, presentimenti, dubbi, la relazione naturalistica nonché le speranze del focolare domestico di Mockbee: si comincia dunque con un boato, dei passi resi in forma sintetica e la presa in carico dell’ambiente da modificare, con la musica che produce le sue sensazioni di incertezza, dello scorrere del tempo e uno stordimento surreale che può indicare varie azioni, tra cui il rifugio dell’anima stessa (la title track); un bellissimo trattamento sonoro si avverte in Inside, Outside & In-between, tra droni, granulazioni, field recordings di ciò che appare la situazione in prossimità di un ruscello e lavorazioni di un arco; densità e stratificazioni dronistiche ben progettate si avvicendano in Seen the Unseen, con introduzione di un field di vocalità che potrebbe stare negli esperimenti di Joan La Barbara, mentre la finale Open a Window for a Crying Soul è catartica e tende alla confusione subsonica.

Un buon polo musicalmente edotto sembra instaurarsi da qualche tempo a Salerno. Finalmente musicisti che vanno oltre le convenzioni in maniera intelligente e non solo dilagante ed insulsa musica rap o similari. Un ottimo esempio di ricerca arriva da Tabula Arsa Ensemble, un collettivo di musicisti* che è nato da una rassegna di musica improvvisata chiamata Free is be nel 2018, con l’opera di Lucio Miele (bt, perc), Gabriele Pagliano (cb), Michele Vassallo (sax) e Paolo Zamuner (pianoforte). Questi giovani musicisti hanno trovato location al Time Off Space, un centro culturale retto da Gimena Cannavo a Salerno e hanno interpretato It, il classico della letteratura di Stephen King, fornendo elementi di sperimentazione quanto ad aree esecutive, corrispondenze del testo alla musica e forme di adesione a conduction e partiture grafiche. L’approccio interdisciplinare è continuato nel laboratorio di Con e Dentro la Parola, sul versante teatrale con la partecipazione dell’attore Carlo Roselli, con sviluppi dell’improvvisazione attraverso gli elementi sonori, verbali ed espressivi.
Il cd che viene presentato come Tabula Arsa raccoglie i contributi di questa attività appena menzionata, giornate di musica a cui si è unita anche una piccola, illustre falange musicale romana (Eugenio Colombo e Marco Colonna), alcuni scrittori e pittori (Enrico Macioci, William Papaleo) ed operatori sonori (Giulio Escalona): le registrazioni restituiscono solo un paio di minuti di It, mentre contengono Login e Logout, con la confessione drammatica di Roselli che incarna fisicamente un tessuto narrativo molto vicino allo stile dei racconti di Edgar Allan Poe; elementi folk sembrano destare le improvvisazioni di Forum I (Colonna e Vassallo sugli scudi) mentre vengono costituiti dei cuts improvvisativi virgolettati grazie alle segmentazioni o circolarità di Colombo e alle perifrasi di Miele. Rimbaud è un vago spettro minimalista, mentre Il corpo sembra fornire una certa luce (nei concerti con Enrico Macioci); in Troll I si naviga invece nei territori dell’incertezza e della desolazione (i concerti con Francesco D’Errico), mentre in Bluetooth c’è un incrocio interessantissimo di arti e suoni dalle caratteristiche indefinite (Papaleo e Escaloria). Ottime prospettive.

*gli altri musicisti del collettivo sono Mariateresa Franza, Francesca Simonis, Simone Palumbo, Fabrizio Spista, Viviana Ulisse, Mauro Mariano, Biagio Russo, Vincenzo Nanni, Andrea Parodo, Guido Cataldo, Matteo de Vito e Valerio Petriachi.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.