La berber music

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Berber musicians, Dumphasizer, Robb tries out the local music style, https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

 

I paesi del Maghreb (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia) sono stati da sempre centri etnici di interesse molto variegato a livello musicale: quando in un post precedente parlavo di Amina Alaoui, splendida cantante marocchina devota al gharnati, indicavo una punta di un iceberg di musicisti che hanno addirittura stimolato l’interesse di produttori europei (Eicher per la Ecm R.), ma in effetti tutta la musica di quei paesi ruota anche attorno ad altri baricentri. Riducendo la trattazione al Marocco ed Algeria (poichè in Tunisia le intensità di fenomeno sono minori e soprattutto sono trascurabili in Libia dove il dittatore Gheddafi ha impedito qualsiasi sviluppo musicale negli anni del suo regime), i maggiori ceppi musicali “tradizionali” sono quelli che derivano dalla dominazione arabo-spagnola, la cosidetta al-andalous, di cui il gharnati è una sua espressione e quella, certamente più antica nelle origini, dettata dai berberi, ossia quelle popolazioni indigene di estrazione afro-asiatica (con colore di pelle non nera) che specie in Algeria ha dovuto subire grandi persecuzioni nonostante fossero prevalenti ideali di libertà ed uguaglianza. Scalpore fece l’episodio dell’uccisione del musicista Matoub Lounes, attivista contro regime, musicista berbero, che venne omaggiato dopo la sua morte non solo dai suoi concittadini ma anche da musicisti occidentali (si pensi all’omaggio discografico di Louis Sclavis).
La berber music continua ad essere una costante di quei popoli e l’espatrio forzato di alcuni musicisti ne ha rinvigorito l’essenza. Vi sono diverse manifestazioni/varianti della berber (shawi, tuareg) ma quella che totalmente si ritrova in vari strati della popolazione è la kabylian music, che prende il nome dal centro relativo dell’Algeria dove esiste una forte comunità in tal senso.
primi cantanti/e erano purissimi nello stile, si trattava di canti cerimoniali (del villaggio) con melodia di derivazione araba accompagnati da strutture ritmiche semplici (clap hands e tamburelli) tipiche del percussionismo primitivo africano. In Marocco, poi, una forma di canto berber molto importante era l’Ahwash, una forma di canto basato sul principio del botta e risposta vocale, tipico di alcuni villaggi dell’Atlas. Dopo la seconda guerra mondiale, grazie ad artisti come Slimane Azem, Cheikh El Hasnaoui, Cheikh Nouredine, il sound kabyle prese una sua prima definitiva forma accompagnato da rebab e da rudimentali chitarre più vicine al liuto, le gimbri, oltre che da percussioni.
Negli ultimi vent’anni la kabylian music ha avuto dei cambiamenti profondi, dovuti all’impatto che gli occidentali hanno profuso con le nuove culturali musicali della folk music e del pop: i musicisti kabyle hanno spesso abbracciato delle chitarre classiche invece di quelle oud o gimbri, e hanno preso come riferimento il respiro poetico e musicale del Dylan americano, utilizzando la poesia anche a sfondo di protesta e unendola alla loro inevitabile tendenza musicale arabizzata. 
Perciò oggi è possibile ascoltare sia la musica kabyle pubblicata negli anni cinquanta e sessanta da personaggi come Cheriba e Hanifa, ed affrontare le sue variazioni odierne sia attraverso cantanti come Idir, Abdelli, Ait Menguellet, etc., sia attraverso gruppi che stanno cercando nuovi spazi musicali per il genere: questa musica, comunque, rimane semplice, pentatonica e ritmica, aderente alle convenzioni ma anche consapevole di possibili integrazioni che siano frutto di un rimescolamento musicale tra generi all’interno del paese. (si pensi all’integrazione tra chaabi e berber effettuata da musicisti come Takfarinas, o a quei trilli vocali tipici emessi grazie all’uso in orizzontale del movimento della lingua che si ascoltano in alcune registrazioni di Idir, versi che si rifanno formalmente alla cultura delle donne tuareg e che vorrebbero sottolineare una maggiore libertà per le donne marocchine o algerine, che incredibilmente hanno ancora carenze dal punto di vista dei loro diritti individuali laddove quelle tuareg comandano sull’uomo per molti aspetti).
Discografia consigliata:
Cherifa & Hanifa, Les grandes dames de la chanson kabyle, Medina Voice R.
Slimane Azem, Les grands maitres de la Chanson kabyle, vol 3, Club Dudisque Arabe
Cherifa, Berber blues, Harmonia Mundi
Idir, A vava inouva, Blue Silver + Chaussiers des lumieres, Globe
Abdelli, New Moon + Among brothers, Real World
Lounes Matoub, Best of 1, Intermede
Ferhat, Tuyac n ddkir, Blue Silver
Ait Menguellet, Chants & Poesie de Kabylie, Blue Silver
Tayfa, Assif, Sony
Takfarinas, Lwaldine, Les Amis de la Musique Yal
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.