Manifeste 2025

0
68

Ritorna il 23 maggio prossimo il festival Manifeste per il 2025, cellula importante delle attività dell’IRCAM e luogo che nelle parole del suo direttore Frank Madlener deve catturare l’effervescenza del contemporaneo e la forza dell’arte moderna, non l’una senza l’altra. Il festival si svolgerà con gradualità fino a tutto il mese di giugno (terminerà il 28) e prevede tanti eventi, tra cui il ricordo (mai sopito) per Pierre Boulez, il fondatore dell’IRCAM. Madlener ha costruito un palinsesto mettendosi nei panni del grande compositore francese e perciò si è interrogato sul significato della direzione artistica che Boulez vedeva non solo come espressione delle novità musicali e accademiche ma anche come luogo di una comunità e di una politica culturale. Concerti, installazioni sonore, incontri, performance, spettacoli dal vivo intermediali, sono pensati per un rigoroso rispetto delle velleità del mondo cosiddetto contemporaneo, in cui la ricerca non può sbarazzarsi del passato.

Il festival pullula di presenza italiana, che si infiltra non solo a livello compositivo ma anche nelle varie figure che compongono le commissioni dei concorsi, le realizzazioni all’elettronica o gli inquadramenti pedagogici. Tra le prime esecuzioni o commissioni del festival quest’anno si potrebbe puntare su il bittico compositivo di Hèctor Parra, ispirato da Joan Mirò, con l’ausilio dell’Ensemble Intercontemporain e dei trombettisti Clément Saunier e Lucas Lipari-Mayer (L’Étoile matinale e Triptyque bleu sono le due creazioni); su un paio di pezzi eseguiti dai Yarn/Wire, quelli di Jaime Belmont e Diana Soh; su Mei-Fang Lin, compositrice che apre i concerti dell’Ensemble Ulysses, un collettivo che troverà il tempo di soffermarsi anche su tante altre composizioni scritte da compositori italiani (Fizzarotti, Lanza, Momi).
A proposito degli italiani, l’attesa è per la prima di Faro di Claudia Jane Scroccaro, commissione dell’Ensemble Musikfabrik, mentre nel concorso internazionale di composizione per orchestra bisogna fare attenzione ad Amo nimitztlahtoa, nuova creazione di Alessandro Baticci che concorre con The adventure of Mr. Suzuki di Shin Kim e POPA di Hristina Susak, sempre co-produzioni IRCAM.
Inoltre, vorrei segnalare anche l’intrigo del Polytope de Cluny di Xenakis così come ricostituito dal collettivo italiano /nu/thing nel 2022 assieme a Pierre Carré e l’ExperiensS, rispettivamente autori della realizzazione informatica e musicale, della parte musicologica e ricostitutiva delle fonti sonore e degli adattamenti e dello sviluppo delle luci. Quello spazio ideato da Xenakis sta vivendo una nuova vita, spingendosi ancora una volta oltre i confini possibili, tant’è che il festival ha affidato quest’anno a CHLOE e TremensS e Ténèbre la creazione di 2 brani appositamente per questo ambiente unico (Chloé Thévenin è un’artista che proviene dai rave e dalla sperimentazione elettronica che interagisce al livello visivo, mentre i due artisti in arte Tremens e Tènébre sono sound engineers e creatori di opere digitali). Per un approfondimento puoi leggere qui la pagina dedicata dall’IRCAM a CHLOE e qui per il progetto TremensS e Ténèbre incentrato sull’interazione uomo-macchina, sul rumore e sull’immersione sensoriale.

Qui poi, trovi il programma dettagliato del festival.

Articolo precedentePierre Borel – Katapult
Articolo successivoMarco Di Bari
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He studied music, he wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.