Georges Aperghis: Teeter-totter

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Quando si parla di un compositore come Georges Aperghis, inevitabile è il ricorso del pensiero a Mauricio Kagel ed in particolare agli stravolgimenti apportati al teatro musicale;*  in realtà, Aperghis ne costituisce una versione particolare, poichè se il greco (ormai residente in Francia da molto tempo) ha accolto la nuova definizione di concetto del teatro di Kagel, distinguendola da quella dell’opera, è anche vero che ne fornisce una personale interpretazione aggiornata ai tempi odierni (Aperghis compone in entrambi in campi dell’opera e del teatro musicale, mantenendo comunque uniformità di vedute riguardo allo stile).
 Kagel affermava che era abituato alla circostanza che la gente andando a teatro fosse più interessata alle scene che alla musica, e questo era il motivo per cui riteneva che l’opera, oltre ad essere crisi per via del cambiamento offerto dalla storia, era anche sofferente perché agli eventi teatrali si attribuiva un grado di “densità” maggiore rispetto alla musica. Aperghis regola la differenza tra teatro musicale come genere ed opera, facendo ricorso al “linguaggio” nuovo di Kagel: come da lui affermato, mentre nell’opera vi è già una drammaturgia preesistente fondata su un testo, dei personaggi ben definiti che con le loro peripezie definiscono un tema ben preciso, nel teatro è impossibile trovare un filo conduttore, non c’è subordinazione tra le componenti, tutte le situazioni sceniche non nascono da giochi musicali, non c’è un senso preciso e soprattutto non c’è un messaggio espressivo unico. Kagel attraverso alcune sue rappresentazioni (Erschöpfung der welt / Entführung Im Konzertsaal (Kidnapping In The Concert Hall), Aus Deutschland) crea l’effetto dell’illusione teatrale, tema che è affrontato anche da Aperghis: entrambi attribuiscono un significato fondamentale al surrealismo delle situazioni, ma mentre Kagel è ironico, Aperghis è schizofrenico nella creatività, è il linguaggio di uno “straniero” come si disse negli ambienti filosofici. Viene aumentata la componente densità di cui si parlava prima, trasferendola verso le innovazioni apportate alla vocalità; quest’ultime vengono frammentate in un vorticoso caos in cui l’effetto di mescolamento assieme agli strumenti (anch’essi frammentati) è impressionante. La particolarità del compositore francese sta proprio nel sapere mischiare le carte in modo magistrale: spezzoni di voce che vanno dal drammatico al non sense, che cantano o partecipano alla rappresentazione anche in altri modi oltre quello musicale, inserimento di testi poetici o drammaturgici, parole e fonemi in lingua francese; e quando Aperghis ha cominciato con “Machinations” nel 2001 ad esplorare le potenzialità dell’elettronica dell’IRCAM, ha aggiunto anche video sonorizzazioni disgiunte e tecniche di sintesi granulare condite con gli altri elementi già enunciati. In particolare con l’omaggio a Romitelli di “Avis de tempete”, Aperghis ha raggiunto probabilmente il suo massimo climax espressivo. Lo scopo del compositore è quello di rappresentare la confusione del mondo attuale, gli enigmatici passaggi che la vita ci offre, attraverso lo specchio della musica contemporanea e con un pizzico di dadaismo e di espressionismo nelle forme.
Ma Aperghis non è solo scrittore di opere per il teatro e per lo spettacolo visivo, è anche un compositore di rango che ha già avuto modo di sistemare una buona parte delle sue opere con registrazioni ottenute presso diverse etichette discografiche: l’Aperghis strumentale è ovviamente un surrogato stilistico di quello teatrale, poichè anche qui viene fuori la sua ortodossia contemporanea, con caos orchestrali studiati appositamente per raggiungere subdolamente l’area di esplicazione dei temi trattati: si scorgono anche aspetti nuovi e affascinanti, come l’uso debussiano del piano nelle pause riflessive, usato a mò di immagini ripetute; o insospettati afflati classici nei dialoghi solitari delle composizioni, create per gli strumenti in solo (viola, contrabbasso, etc.)
Teeter-totter”, raccolta di sue recenti composizioni, lo ripresenta in veste strumentale con il Klangforum di Vienna, all’insegna di un legame che le unisce: i contrasti tra forze diverse. “Contretemps” è la battaglia in un ipotetico melodramma ispirata da “Vor dem blitz” di Paul Klee, dove compaiono all’interno del dipinto due freccie direzionate l’una contro l’altra: Aperghis parla di labirinto, ma qui tutto fa pensare ad un vero e proprio scontro tra flussi di suoni: da una parte quello altamente frammentato e fonetizzato del soprano Donatienne Michel-Dansac e dall’altra quella della strumentazione dell’ensemble che sembra incalzarle contro; così come contrasto di forze è quello che si deduce dalle due composizioni dedicate all’altalena, intesa come simbolo dell’equilibrio instabile: “Seesaw”, vero high point del cd, si fregia di un tessuto strumentale dove sia gli impasti orchestrali in caos sia i momenti di pausa (si ripresenta il piano alla Debussy) sono meravigliosamente rappresentati; per contro “Teeter-totter” è meno densa, ricalcando però molto più fedelmente il suono di una vera altalena (ottenuto tramite gli strumenti). “Parlando” è una lunga divagazione narrativa del contrabbasso affidata a Uli Fussenegger. 
*per una disamina veloce delle innovazioni “contemporanee” nel canto e nel teatro vedi mio precedente post “La vocalità nell’esperienza contemporanea del teatro”
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.