Il teatro musicale di »E«

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La notte al fuoco
L’abolizione del giorno lascia che il mondo esterno sprofondi nella cavità buia: lo sviluppo della coscienza di sé nel silenzio. Fuggendo ogni luce si vuole prima l’invulnerabilità della solitudine – il cadere nella prima, apparente gravità che la caduta dimentica facilmente. Lo spazio è scuro come il buio è in fiamme.
Anna Kropfelder
Hamburg 2015
 
Lussuria del suono
 
A Stridente – TERRA – 09′
 

 

Aa Alto
B Fisicale – TITANIO – 05′
 

 

Bb (granulazione)
C Liscio – LEGNO – 12′
Profondo
 

 

D Rauco – PIOMBO – 11′
Ruvido
Superficie rigata
 

 

E Profondo – FUSIONE – 08′
Fragile
 

 

Tot. 45′
TUTTO SCENDE – CADE – NESSUNA GRAVITÁ NIENTE PESA
 
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caduta »E«
non solo prima della caduta
NO
CULTURA, niente da apprendere, nessuna conoscenza, nessun passato, NO ALL’INTELLETTUALISMO. Niente più partiture assai riccamente povere. Niente più astrattismo!
Il suono non è astratto!
BASTA
con della musica negativa, sorprendentemente cattiva, di mala fattura, noiosa, orrenda da viversi – fa male! Al corpo e al proprio spirito. C’è bisogno di proteggersi da essa.
COME?
SI
Notazione del suono, Macro-suono, estrema dinamicità, rilievo sonoro, shock, forme antigeometriche, suono in 3D, testure avanzate, continuo contrasto – il suono è in fiamme
MUSICA
«soltanto gli amanti sopravvivono»
(Si ha la sensazione di percorrere un vasto, illimitato territorio dinamico, estremamente naturale, gradualmente proprio. Una musica da ascoltare dal di dentro, dallo stomaco dello strumento, scuoiato in profondità, nell’incavo del suono. Un suono libero, si direbbe, scalpato).
suono »E«
rauco crudo graffiato – materia prima – puro difettoso irriconoscibile scuro oscuro scioccante libero proprio perduto fragile languido – soltanto la pelle della musica – «sovraesposto» sporco polveroso distorto – un futuristico romanticismo – tangibile estremo aggressivo – riconoscibile individuabile su ogni corpo – distrutto erotico polverizzato sessuale – la vanità del suono – ambiguo irrazionale feroce vuoto fisicale naturale alto arcaico lontano – movimento saturato – in eccesso ispessito – il corpo del suono – viscerale
instabile fluido disperso tensivo fuori controllo – privo di coscienza – estremamente intenso fluttuante granulare pesante brutale profondo parossistico vacuo scarnificato laminale – con grande espressione – umano in quiete profonda – che si rompe che si sgretola che si degrada estraniante positivo marziale indistinto rigato deflagrato – è come affettare il vetro – privo di conoscenza – ipertrofico terroso mesmerico stentato denso continuo smerigliato irradiato filtrato calcinato denaturato liscio pieno caro – materia grezza torchiata – assolo E
IN ASCOLTO ASSOLUTO
MUSICA DEI VERMI
Simone SANTI GUBINI
Berlin 2015
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Per i fortunati che parteciperanno alla prima di »E«, non c’è dubbio che essi potranno stimare nelle dovute proporzioni i caratteri distintivi dei suoi creatori ed esecutori, nonché sperimentare un importante livello dei loro obiettivi. Per ciò che concerne Anna Kropfelder e la sua sceneggiatura, una sagace occhiata sulla rete delle sue opere precedenti, rivela connubi progettuali che rimandano equamente al teatro di Cage e al cinema di Kurosawa: del primo ha raccolto l’esperienza del silenzio e della gestualità selettiva; del secondo ne ha incorporato l’intenzionalità, gustata nello spazio delle situazioni come amletico fissare delle parti, sia nella realtà della scena, sia nella proiezione di essa.
Simone Santi Gubini continua invece nel suo percorso di elevazione energetica, alla ricerca della sovraesposizione e del parossismo sonoro rintracciabile negli strumenti: non si tratta solo di armonici, ma anche di una filosofia accecante della nuova musica, che qui trova ampio respiro.
In »E« le rispettive sintesi stilistiche si ritrovano con facilità di comunicazione: in una sala acusticamente perfetta e al buio si immagina un delirante viaggio della coscienza svolto nel vuoto senza gravità, in una dimensione oscura non esplorata; la tematica del buio come vettore di una riscoperta dell’emotività e della passione è portata alle sue estremità consequenziali, avvolta in tumultuose fiamme, quelle che oggi rappresentano il manifesto del compositore italiano ed è da tale oggettivazione che si parte per la costruzione di un’immagine mentale con valenza evocativa: il pensiero è andato ad un violoncello alterato da una fitta trama amplificativa, percosso in vari modi e protagonista della lettura portante dell’opera; i 40 minuti imbastiti si dividono in 5 estrazioni della fisica strumentale, intesi come trasformazioni molecolari, dove ciascuna di esse elide totalmente l’assetto fondante dello strumento nella sua storicità conclamata: nessuna retorica, nemmeno un suono che possa far pensare all’austerità, ma piuttosto un allargamento massicciamente costruito attorno alle potenzialità sonore, un gioiello di attacchi continui esaltatati dal rapporto super-compensativo dell’amplificazione; tinte rocciose, stridule o metalliche al pari di martelli pneumatici (con poche pause) sono alcune delle sensazioni straordinarie che si evincono dall’ascolto. Ma in »E« non è solo la musica da tenere d’occhio, poiché l’ulteriore sfida è la sua presa visiva; in tal senso il lavoro svolto da Sabine Maier alle luci è di fatto essenziale alla lucida rappresentazione delle “fiamme nel buio”. Per l’occasione il pezzo è stato affidato al violoncellista americano John Patrick Popham, musicista vicino ai compositori di quello che una volta veniva riconosciuto come downtown movement, ma è anche artista che da alcuni anni ha intercettato interessi verso lo stilema austriaco contemporaneo odierno (Furrer, Haas, Lang, la Klangforum): un violoncellista particolarmente adatto a queste esperienza dal timbro pieno (alcuni estratti di »E« sono disponibili al sito soundcloud del compositore, vedi qui).
                                                                                                                Ettore Garzia
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Simone Santi Gubini è particolarmente interessato ad un musica come esperienza fisica intensa, ad una musica come richiesta da soddisfare. Utilizzando sviluppi altamente testuali, ambiguità estrema e toni sovraesposti, il compositore crea un massimo contrasto in ogni parametro musicale ed un'esplosione di relazioni in continuo mutamento per plasmarne di nuove, costringendo la percezione consolidata a rompersi definitivamente. La brutalità del volume e l'implacabile intensità musicale richiedono una grande forza fisica dell'esecutore, uno stato di controllo assoluto e perdita dello stesso. Il corpo degli strumenti media l'enorme rilascio di suono sul pubblico, un'improvvisa accelerazione dell'impatto sonoro nota come shock. Shock come esperienza musicale definitiva.