Clarinetti in solo nella free improvisation: 10 registrazioni necessarie

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Ned Rothenberg, photo by Rachel Banai, Puffin Foundation

Continuiamo sulla strada delle difficili ricerche. Stavolta mi occupo di un altro argomento che sembra restare marginale su qualsiasi rivista specializzata di musica improvvisata, ossia un’esposizione sulla famiglia dei clarinetti e in particolare sulle registrazioni discografiche disponibili. La storia ci insegna che la modifica delle tecniche usate sui clarinetti è un effetto dell’incontro tra musica classica e jazz, in particolare quello avvenuto nel periodo del third stream, ma un vero catalogo di tecniche estensive studiate e catalogate per il clarinetto arrivò solo nei primi anni sessanta dello scorso secolo grazie ad uno specialista dello strumento: William Overton Smith, chiamato anche Bill Smith. L’americano trasse le sue conclusioni su un vasto parco di tecniche non convenzionali che potevano essere usate in maniera funzionale: la multifonia, il vibrato, il glissando, le ostruzioni creative consistenti nell’introduzione di oggetti nella campana (in particolare i tappi di sughero), il raddoppiamento esecutivo simultaneo (due clarinetti contemporaneamente in bocca, in sostanza), la tecnica della rimozione

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He studied music, he wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.