Continuiamo sulla strada delle difficili ricerche. Stavolta mi occupo di un altro argomento che sembra restare marginale su qualsiasi rivista specializzata di musica improvvisata, ossia un’esposizione sulla famiglia dei clarinetti e in particolare sulle registrazioni discografiche disponibili. La storia ci insegna che la modifica delle tecniche usate sui clarinetti è un effetto dell’incontro tra musica classica e jazz, in particolare quello avvenuto nel periodo del third stream, ma un vero catalogo di tecniche estensive studiate e catalogate per il clarinetto arrivò solo nei primi anni sessanta dello scorso secolo grazie ad uno specialista dello strumento: William Overton Smith, chiamato anche Bill Smith. L’americano trasse le sue conclusioni su un vasto parco di tecniche non convenzionali che potevano essere usate in maniera funzionale: la multifonia, il vibrato, il glissando, le ostruzioni creative consistenti nell’introduzione di oggetti nella campana (in particolare i tappi di sughero), il raddoppiamento esecutivo simultaneo (due clarinetti contemporaneamente in bocca, in sostanza), la tecnica della rimozione